Fisco, evitare il pignoramento dei beni si può: ecco alcuni metodi legali da conoscere

Andiamo a scoprire i tre modi legali per scongiurare il pignoramento di soldi. Con pochi semplici accorgimenti si possono salvaguardare i propri risparmi

Come mettere al sicuro il proprio conto corrente da creditori privati e dall’Agenzia delle Entrate. Tutto quello che bisogna sapere a riguardo.

pignoramento
Adobe Stock

L’incubo principale di ogni correntista è che il denaro in giacenza sul proprio conto possa essere pignorato. Quando si contraggono dei debiti questa possibilità non è così remota, anzi può essere davvero concreta.

Tuttavia esistono dei metodi per difendersi e quindi stoppare le iniziative sia da parte di creditori privati, sia da parte dell’Agenzia delle Entrate che con il suo occhio vigile è sempre dietro l’angolo pronta a monitorare questo genere di situazioni.

Soldi: ecco svelati i trucchetti leciti per arginare il pericolo pignoramento

Il diretto interessato deve fare in modo che creditori e Fisco non autorizzino l‘istituto bancario a bloccare le somme di denaro che abbiamo depositato sul conto. La prima arma per difendersi consiste nel tenere pochissima liquidità sul proprio c/c. Ecco come fare senza trascendere nell’illecito.

L’obiettivo in questo caso è perseguibile effettuando prelievi costanti e trasferendo le somme di denaro su un altro conto. Quest’ultimo però non dovrebbe avere come intestatario un contribuente che ha una situazione debitoria in essere. Per effetto di ciò sarebbe opportuno aprire un conto presso un’altra banca e intestarlo ad un familiare o comunque una persone in cui si ripone la massima fiducia.

Un’altra soluzione fin troppo logica è quella di chiudere il conto corrente. Certo, questo potrebbe risultare essere un problema se sullo stesso si riceveva lo stipendio. Anche in questo caso si può ovviare. Basta dirottare l’accredito del mensile su una carta con Iban.

L’ultima strada da seguire è quella di lasciare sul conto solo il denaro frutto dell’accredito dello stipendio. Stesso discorso per quanto concerne l’assegno pensionistico. Infatti in merito a queste somme è consentito l’esproprio forzato solo di una minima parte dell’intera retribuzione. Ciò avviene per garantire al debitore di avere la liquidità necessaria al suo sostentamento. I creditori di fatto possono “attaccare” solo una piccola fetta di ciò che si incassa visto che legge garantisce il cosiddetto minimo vitale.

Impostazioni privacy