Monete da collezione: le 20 lire che valgono 100 mila euro, cercatele in casa

La storia della monetazione italiana risale a migliaia di anni fa. Una delle denominazioni di monete più antiche del mondo, comunemente usate nella storia, il “Florin”, fu coniata ad esempio a Firenze, in Italia.

Prima che l’Italia diventasse unificata, fu divisa in molti stati diversi, che utilizzavano tutti uno standard di valuta differente.

20 lire fonte pixabay
20 lire fonte pixabay

Una volta unificata l’Italia, nel 1861 sotto Vittorio Emanuele II, la lira italiana sarebbe stata adottata e sarebbe diventata il nuovo standard monetario italiano.

Era una continuazione diretta della lira sarda e consisteva in 4,5 grammi d’argento o 290,322 milligrammi d’oro. Molte monete affascinanti sono uscite dall’Italia nel corso della storia, molte monete da collezione.

Partiamo dalla 20 lire e cominciamo a raccontare delle monete di maggior valore oggi in circolazione.

Rarissima e introvabile è oggi una moneta transitoria coniata per l’Emilia poco prima dell’Unità d’Italia, più tardi nel 1861 (escluso Veneto, 1866 e Stato Pontificio, 1870).

Le monete provvisorie per l’Emilia furono coniate per un breve periodo nel corso del 1859 e del 1860, in previsione del regime della moneta unica per l’Italia in fase di unificazione.

Sono stati coniati solo 159 esemplari conosciuti come la 20 Lire del 1860-B. Un esempio non classificato è stato venduto per ben 28.265 sterline, nel novembre 2017 e nel dicembre 2018 per 175.333 sterline.

Le preziose 20 lire di Vittorio Emanuele.

Vittorio Emanuele II, prima dell’Unità d’Italia, fu re di Sardegna fino a quando fu annunciato come primo re d’Italia nel 1861. Regnò dal 1861 fino alla sua morte nel 1878. Con solo 103 esemplari conosciuti, il 1864-T 20 Lire è estremamente raro. Nel novembre 2018 è stato venduto per $ 210.682 e nel dicembre 2017 è stato venduto per $ 178.848.

Un esemplare, oggi, potrebbe essere venduto per ben oltre $ 200.000.

Le 20 lire dell’epoca fascista

La 20 lire storica è forse la denominazione non oro più rara prodotta tra il 1936 e il 1943 dall’Italia fascista.

Nel 1936, solitamente l’anno più prolifico per le denominazioni d’argento, furono coniati solo 10.000 pezzi e ancor meno negli anni successivi. 

Il dritto, lo stesso delle monete da 1 e 5 lire, mostra il re rivolto a sinistra.

Sul rovescio c’è una quadriga o carro a quattro cavalli, che traina una Roma seduta che regge un fascio littorio e una figura di Vittoria.

Tutte queste monete sono piene di immagini fasciste e figure allegoriche che si rifanno al passato imperiale romano d’Italia. Ma dopo la caduta del governo fascista, queste immagini furono sostituite, principalmente da quadri a tema mitico o naturale.

Monete del genere, se in buone condizioni, possono superare i 100mila euro di valore.

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