Uber, come funziona e quanto costa in Italia: meglio del taxi?

Uber è una delle più grandi aziende al mondo operante nel settore dell’economica collaborativa insieme ad AirBnB.

La base del business è una sorta di servizio di taxi alternativo, che permette di utilizzare la app proprietaria dell’azienda per trovare clienti.

Uber
Eco di Milano

In Italia UberPop, la forma più famosa di Uber nel mondo, è vietata. Ad essere presente è invece UberBlack, un servizio simile ma nel quale gli autisti necessitano di una licenza. La battaglia legale con i tassisti è stata lunga e molto discussa nel nostro paese. Nel corso dei dieci anni da quando l’azienda ha messo piede in Italia, si sono susseguite diverse sentenze che hanno portato all’equilibrio attuale, raggiunto soltanto nel 2022.

Uber in Italia, quanto costa e come funziona

Con Uber spesso si intende un servizio gestito dall’app UberPop, simile a quello dei taxi ma in cui chiunque può improvvisarsi autista. Si utilizza la propria auto, si diventa partner dell’azienda e si possono dare passaggi a pagamento a chi utilizza l’app. Uber sta ai taxi come Airbnb sta agli alberghi. È una forma di servizio simile a quelle tradizionale ma più agile e aperta alla partecipazione di privati cittadini che, spesso, hanno un altro lavoro a cui si aggiunge quello di autista.

Nel mondo Uber e servizi simili stanno ormai sostituendo i Taxi. Basti pensare che negli Stati Uniti è ormai molto più comune l’espressione “Prendo un Uber” invece di “Prendo un taxi”. In Italia però questa affermazione non è stata così prepotente. L’ostacolo principale incontrato dall’azienda sono i tassisti. Le associazioni di categoria sono molto potenti, e hanno dato battaglia sia nei tribunali che in parlamento, riuscendo a limitare l’ingresso di Uber nel nostro paese.

Al momento Uber agisce in Italia tramite UberBlack. Non è un servizio di Taxi ma tecnicamente uno di noleggio auto con conducente. La legalità di questo sistema è stata sancita da una sentenza del 2017, ma solo nella primavera del 2022 è arrivato l’accordo con i tassisti che ha permesso a questo tipo di servizio di iniziare a funzionare. I conducenti devono avere una licenza Ncc, diversa da quella dei tassisti ma comunque molto costosa. Il prezzo dipende molto dalla durata della corsa, ma a differenza di quello dei taxi è prestabilito prima di salire in auto. Niente sorprese alla fine del percorso quindi.

Dal cibo alle bici, tutti gli altri investimenti

Uber non è però soltanto un servizio di Taxi. In Italia si è fatto conoscere soprattutto per un altro servizio: UberEats. Analogo a JustEat, è un servizio di consegne a domicilio che porta a casa dei consumatori i piatti dei ristoranti di molte città italiane. Come gli altri servizi utilizza i cosiddetti rider, privati che diventano partner della applicazione e che consegnano il cibo negli ormai riconoscibilissimi zaini cubici. Il servizio si è fatto conoscere anche tramite una campagna di marketing tramite influencer che lo ha distinto dagli altri.

Infine l’ultimo investimento di Uber si chiama Jump. Niente Uber nel nome questa volta, nel marchio che campeggia su molte delle biciclette a noleggio disponibili in città, adatte alla micromobilità. Grazie all’applicazione apposita si possono prendere a noleggio le bici parcheggiate in zone strategiche dei più grandi centri urbani italiani, e coprire velocemente quello che in gergo viene definito “l’ultimo miglio”, tra le fermate dei mezzi pubblici e la propria destinazione.

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