Cosa accade nel momento in cui il conto corrente va in rosso? Scopriamo le conseguenze per il titolare senza più soldi.
Il limite invalicabile è stato superato, nel conto non ci sono più soldi. Come può agire la banca nei confronti del clienti?
Non avere più soldi in banca significa non poter più pagare le rate del mutuo, l’affitto, l’assicurazione auto, la spesa alimentare né ogni altro bene di prima necessità. La situazione è di per sé drammatica ma a peggiorarla si aggiunge anche lo sguardo indagatore della banca che ha delle regole da rispettare e applicare. Il conto in rosso, infatti, prevede da normativa il blocco degli addebiti nonché la segnalazione come cattivo pagatore al Crif. Tutto ciò accade nel momento in cui si viene considerati morosi. Fortunatamente prima di raggiungere questo livello ci sono dei parametri che il cliente deve raggiungere e, inoltre, la banca ha un forte potere discrezionale. Diciamo che l’istituto di credito può salvare o affossare il contribuente e ciò dipende da diverse variabili.
Diventare morosi significa autorizzare la banca a mettere in atto tutte quelle direttive che affosseranno il cliente. Abbiamo già accennato al blocco degli addebiti automatici come della rata del mutuo o delle bollette. Di conseguenza il cliente risulterà inadempiente perché non potrà corrispondere quanto dovuto. È fondamentale, dunque, che prima delle scadenze degli addebiti automatici ci siano soldi sul conto.
La posizione debitoria può far scattare una serie di ulteriori conseguenze. Due esempio, la mora e la sospensione dell’erogazione. Ribadiamo che le decisioni sulle direttive da attuare sono a discrezione della banca. Verrà valutato lo storico del cliente, l’eventuale arrivo di un’entrata che risolleverà il conto e poi la scelta verrà presa.
La clausola di sconfinamento se presente nel contratto tra banca e cliente tutela quest’ultimo. Permette, infatti, di andare in rosso e completare i pagamenti. In assenza della clausola, invece, la situazione è più complicata. La normativa prevede che il cliente possa essere considerato debitore inadempiente qualora ci sia un ritardo di almeno 90 giorni con riferimento al pagamento di una obbligazione di rilievo (180 giorni per le amministrazioni pubbliche), un debito superiore ai 100 euro per esposizioni al dettaglio, il superamento della soglia di 500 euro per le altre esposizioni. Infine, scatta l’inadempienza anche al superamento dell’!% dell’esposizione complessiva.
I tempi, dunque, permettono l’erogazione di uno stipendio o della pensione prima dello scadere del termine ultimo – 90 o 180 giorni. Superando il termine e la soglia massima di 100 euro si diventerà inadempienti per la banca. L’istituto a questo punto potrebbe proporre un fido per aiutare il cliente oppure segnalarlo al Crif.
La Centrale rischi finanziari deve certificare l’inaffidabilità creditizia del cliente inadempiente. Questa segnalazione graverà sul contribuente per un diverso periodo temporale in base alla gravità dell’insolvenza. Ad esempio, per una o due rate non pagate si resterà nella lista dei cattivi pagatori per 12 mesi.
Cosa comporterà questa segnalazione? Volendo chiedere un prestito nessuna banca lo accorderà perché saprà che il richiedente è risultato già inadempiente e rappresenta, dunque, un pericolo per l’istituto. Poi non si potranno aprire conti presso altre banche, richiedere mutui o fidi.
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