Lavorare dopo la pensione, puoi guadagnare fino a 5 mila euro: nessun rischio

I cittadini che scelgono di continuare a lavorare dopo la pensione sono sempre più numerosi. I redditi da lavoro autonomo, però, non possono superare i 5 mila euro. È realmente così?

La normativa prevede che l’assegno pensionistico non è compatibile con redditi da lavoro autonomo di importo superiore a 5 mila euro. Esistono delle eccezioni?

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Numerosi cittadini non finiscono di lavorare con il pensionamento. Chi per scelta perché non riesce a stare con le mani in mano, chi per necessità dato l’importo esiguo dell’assegno mensile, tanti pensionati continuano ad essere anche lavoratori. La via preferita è quella del lavoro autonomo ma sarà necessario rimanere sotto i 5 mila euro di reddito aggiuntivo per non perdere il diritto all’assegno.

Questo è quanto afferma la normativa ma, sempre secondo la Legge, rispettando precise condizioni è possibile superare il limite reddituale. Ai lavoratori che sono andati in pensione o stanno per andarci con Quota 100 o Quota 102  non è concesso, dunque, svolgere alcuna attività lavorativa dai guadagni superiori ai 5 mila euro, pena la sospensione dell’erogazione della pensione. È l’INPS ad occuparsi delle verifiche del caso incrociando le pensioni con i dati dell’anagrafe tributaria.

Lavorare dopo la pensione, cosa stabilisce la normativa

La normativa consente di lavorare dopo la pensione restando nella cifra limite di 5 mila euro per evitare la diffusione del lavoro in nero. Riconoscendo gli importi bassi delle pensioni in Italia e, dunque, la necessità per tanti lavoratori di incrementare l’assegno con entrate aggiuntive è stata concessa la possibilità di svolgere un lavoro autonomo ma entro dei paletti.

La soglia insuperabile è tale durante il periodo che passa dalla decorrenza della pensione anticipata al compimento dei 67 anni, età che garantisce l’accesso alla pensione di vecchiaia se associata a minimo 20 anni di contributi maturati – o anche meno in determinati casi. L’unico obbligo per il titolare della rendita aggiuntiva è inviare annualmente all’INPS una dichiarazione reddituale anche se i redditi sono irrilevanti ai fini del divieto di cumulo o derivano da periodi lavorativi precedenti alla decorrenza della pensione. I redditi da lavoro dipendente, invece, sono esclusi dato che comportano l’automatica sospensione della pensione d’ufficio.

È possibile guadagnare più di 5 mila euro?

Per poter superare il limite di 5 mila euro sarà necessario che i redditi prodotti risultino irrilevanti al conteggio. Sono ininfluenti i redditi legati ad indennità per le cariche pubbliche, ad attività socialmente utili, i redditi d’impresa non connessi ad attività di lavoro, l’indennità sostitutiva del preavviso, i compensi per lo svolgimento della funzione sacerdotale, di giudice di pace e per lo svolgimento di un’attività sportiva dilettantistica.

Entro i 10 mila euro, poi, per i redditi citati non è considerata neanche l’imposizione fiscale. Di conseguenza non sono nemmeno da dichiarare.

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