Solitudine: frasi, sinonimi, solitudine affettiva, psicologia

Voglia di stare soli psicologia: Solitudine significato

La solitudine è una condizione e un sentimento umano nei quali l’individuo si isola per scelta propria (se di indole solitaria), per vicende personali e accidentali di vita, o perché isolato o ostracizzato dagli altri esseri umani, generando un rapporto (non sempre) privilegiato con se stesso. Animale sociale per definizione, l’uomo anche in condizione di solitudine è coinvolto sempre in un intimo dialogo con gli altri. Quindi, più che alla socialità la solitudine si oppone alla socievolezza. Talvolta è il prodotto della timidezza e/o dell’apatia, o essere soli è una scelta consapevole. In lingua inglese il concetto viene espresso con due differenti vocaboli, solitude e loneliness, che si riferiscono rispettivamente al piacere e al dolore provati in condizioni di esclusione.

Soffro di solitudine affettiva

Provare un senso di solitudine a volte non sembra avere spiegazione, ma è comune a molte persone. In effetti, diversi studi scientifici dimostrano che la solitudine, il disagio coniugale e la mancanza di sostegno sociale sono collegati a una serie di esiti negativi sulla salute, tra cui le malattie cardiovascolari, l’obesità e le complicanze che possono derivarne.

Depressione e solitudine: sintomi

Incapacità di connettersi con gli altri ad un livello più profondo, più intimo. Forse hai amici e familiari nella tua vita, ma l’impegno con loro è ad un livello molto superficiale. La tua interazione non ti fa sentire connesso in un modo che sia appagante e questa disconnessione sembra non finire mai.
Nessun amico intimo o “migliore”. Hai degli amici, ma sono amici occasionali o conoscenti e senti che non riesci a trovare nessuno che ti “capisca” veramente.
Un’opprimente sensazione di isolamento, indipendentemente da dove sei e da chi c’è intorno. Si può essere a una festa circondati da decine di persone e, tuttavia, ci si sente isolati, separati e disimpegnati. Al lavoro, ci si può sentire alienati e soli. Lo stesso su un autobus, un treno o camminando per una strada trafficata. È come se fossi nella tua bolla infrangibile.
Sentimenti negativi di dubbio e autostima. Ti sembra di essere sempre meno che abbastanza? Questi sentimenti – a lungo termine – sono un altro possibile sintomo di solitudine cronica.
-Quando provi a connetterti o a raggiungere qualcuno, non è ricambiato, e non sei visto o sentito.
Esaurimento e burn out quando si cerca di impegnarsi socialmente. Se hai a che fare con la solitudine cronica, cercare di impegnarsi ed essere sociale con gli altri può lasciarti esausto. La continua sensazione di essere svuotati può portare ad altri problemi come problemi di sonno, un sistema immunitario indebolito, una cattiva alimentazione e altro.

Bisogno di solitudine psicologica

Scrive Maria Miceli (Sentirsi soli, 2003):

«la solitudine è qualcosa di più che un’esperienza diffusa. Sotto certi aspetti è un’esperienza necessaria, ineluttabilmente connessa alla condizione umana. È la nostra stessa individualità a imporci la solitudine; non è possibile sfuggirle se non a costo di perdere la nostra identità»

È universalmente riconosciuta come la principale causa di depressione favorita da un’urbanizzazione mal gestita; non a caso le abitazioni di maggior valore sono allocate dentro o in prossimità ad aree di aggregazione sociale per il riconoscimento offerto alla dignità degli individui.

John T. Cacioppo a pagina 185 (nel cap. In conflitto per natura) cita una frase del Paradiso perduto di John Milton perché sintetizza bene la condizione umana:

«La mente in se stessa alberga, e in sé può trasformare
Nel ciel l’inferno e nell’inferno il cielo.»

A pag. 275 (nel cap. Il potere della connessione sociale) J.T.C spiega come nella mente la fede (delle persone isolate) si idealizza spontaneamente con le proprie idee (giuste e/o sbagliate) per il bisogno di antropomorfizzare; il successo delle mega-chiese americane nei sobborghi urbanizzati è dovuto quindi al bisogno umano di incontro, riunione e appartenenza collettiva.

Il saggio conclude che l’uomo come essere sociale non può fare a meno degli altri per tempi molto lunghi, ma segue un cammino di benessere psicofisico tendenzialmente condizionato da comportamenti etici collaborativi.

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