Auto a benzina e diesel addio dal 2035: cosa succede a quelle usate

La decisione è stata presa. Il Parlamento europeo ha definitivamente approvato l’addio alla vendita di auto a benzina e diesel dal 2035.

Una data che sembra lontana, ma in realtà dista poco più di un decennio. Poco tempo per trasformare radicalmente il mercato automobilistico europeo.

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Eco di Milano

La norma dovrà ancora superare un passaggio per lo più formale al Consiglio europeo, per poi essere pubblicata in gazzetta ufficiale. Questa legge si inserisce in un piano di decarbonizzazione dell’economia dell’Unione europea, che dovrebbe permettere ai 27 di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Con ogni probabilità, entro quella data, alle auto a combustione sarà del tutto proibito di circolare.

Auto a benzina e diesel, cosa cambia dal 2035

Il Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria, ha approvato la normativa che proibirà di vendere automobili a combustione all’interno dei confini dell’Unione europea. Le vetture già vendute potranno continuare a circolare, almeno per i successivi 15 anni, prima di dover lasciare definitivamente le strade europee.

Obiettivo primario di questa norma è la neutralità carbonica. L’Unione europea vuole trasformarsi in un’economia del tutto sostenibile dal punto di vista ambientale entro il 2050, e le emissioni prodotte dai trasporti sono una delle principali voci da eliminare. Effetto collaterale, ma non secondario, di questa rivoluzione, sarebbe il radicale miglioramento della qualità dell’aria.

Le polveri sottili sono una delle emissioni più dannose per la salute, e le auto ne sono quasi interamente responsabili nelle città. Il danno causato alla salute pubblica è incalcolabile, e l’eliminazione progressiva delle auto a combustione ripulirebbe l’aria di diverse zone d’Europa. Su tutte quella dell’area della Pianura Padana, tra le più inquinate d’Europa.

Dal 2035 quindi, le auto con motori a combustione usciranno dal commercio ufficiale, rimanendo però in quello dell’usato. Il loro numero calerà progressivamente in favore di quello delle auto elettriche. Fondamentale per questo passaggio sarà però anche lo sviluppo ulteriore dei sistemi di trasporto pubblico, sia in qualità che in quantità. La riduzione del trasporto privato sarà un passo molto importante per far accettare l’inevitabile aumento dei costi che il passaggio alle auto elettriche comporterà.

Le paure per il sistema produttivo italiano

Come sottolineato da alcuni ministri del Governo Meloni, benché fosse attesa, questa decisione rappresenta per l’Italia un problema. La manifattura automobilistica è una parte fondamentale del sistema produttivo italiano, con il gruppo Stellantis che produce in vari stabilimenti auto Fiat, Lancia, Alfa Romeo e Jeep. Anche se negli ultimi anni le cose sembrano essere cambiate, il gruppo è ancora pesantemente orientato sui motori a combustione.

La produzione di auto elettriche è minima, relegata ad oggi ad un solo modello, la Fiat 500, con un’espansione prevista verso la Fiat Panda nel 2024. La fine delle vendite delle auto a combustione entro i prossimi 12 anni costringerà il gruppo a scegliere se riconvertire l’intera produzione all’elettrico o chiudere gli stabilimenti che oggi producono auto a combustione. La terza opzione sarebbe quella di mantenerli aperti solo per l’esportazione fuori dai confini europei, ma in quel caso la produzione andrebbe ridotta.

Rispetto ad altri paesi europei, l’Italia è posizionata molto male nel campo dell’elettrico, anche per quanto riguarda la produzione dell’energia che spingerà le nuove macchine. L’assenza di un programma nucleare priva il nostro paese di un contributo fondamentale al proprio mix energetico. Le rinnovabili rappresentano ancora poco più di un terzo del fabbisogno nazionale, e l’utilizzo massiccio di materie prime non presenti sul territorio come il gas naturale ha implicazioni geopolitiche che sono state rese evidenti dall’invasione russa dell’Ucraina.

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