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Economia e Finanza

Reddito e pensione di cittadinanza: quali sono le differenze

Published by
Floriana Vitiello

L’INPS ha chiarito le differenze tra reddito e pensione di cittadinanza: due sussidi alla povertà con aspetti ben distinti.

Il reddito di cittadinanza rappresenta un sostegno economico per le famiglie in difficoltà. Il sussidio ha lo scopo di aiutare temporaneamente i cittadini e i nuclei familiari in difficoltà economica con lo scopo di favorirne l’inserimento lavorativo e l’inclusione sociale.

Eco di Milano

Con l’approvazione della Legge di bilancio 2023 sono state introdotte diverse novità, che interessano il reddito di cittadinanza. Tra queste vi è il tempo di erogazione del sussidio, che è passato da 18 mesi a sette mesi. Ma vi è anche un’altra importante novità che riguarda il principio di decadenza del reddito, che subentra al rifiuto della prima proposta di lavoro.

La pensione di cittadinanza è anch’esso un sussidio economico rivolto alle famiglie in difficoltà, in cui sono presenti soggetti con più di 67 anni. In questo caso, il sussidio non ha lo scopo di favorire la reintroduzione nel mondo del lavoro del soggetto che percepisce la pensione.

Reddito e pensione di cittadinanza: simili ma non uguali

Reddito e pensioni di cittadinanza sono due sussidi economici simili, ma non uguali. Infatti, in entrambi i casi si tratta di un sostegno economico rivolto alle famiglie in difficoltà ma:

  • Il reddito di cittadinanza è finalizzato alla reintroduzione nel mondo del lavoro;
  • La pensione di cittadinanza non prevede un percorso di reinserimento.

Dopotutto, la pensione di cittadinanza è erogata in favore dei soggetti che hanno compiuto 67 anni di età. Tuttavia, il beneficio economico è indirizzato anche in favore dei nuclei familiari in cui è presente un soggetto in condizione di disabilità grave o non autosufficiente, tenendo in considerazione i limiti ISEE.

I nuclei familiari che hanno percepito il reddito di cittadinanza ricevono automaticamente la pensione di cittadinanza, al raggiungimento del 67° anno di età. Dunque, in questo caso, la trasformazione da reddito a pensione avviene d’ufficio.

Se c’è un aspetto che accomuna il reddito e la pensione di cittadinanza riguarda la platea dei beneficiari. In base alla normativa che regola il sussidio economico possono ricevere il reddito o la pensione di cittadinanza:

  • I cittadini italiani o appartenenti ad uno Stato membro dell’Unione Europea;
  • I cittadini stranieri con permesso di soggiorno a tempo indeterminato;
  • Gli stranieri titolari di diritto di soggiorno permanente o familiari di un cittadino italiano o di un cittadino membro dell’Unione Europea.

In ogni caso, la disciplina prevede che il richiedente debba avere residenza in Italia da almeno dieci anni, di cui gli ultimi due anni in modo continuativo.

Novità reddito di cittadinanza 2023

Con l’approvazione della Legge di bilancio 2023 sono state introdotte una serie di novità che riguardano il sussidio di povertà. Dopotutto, l’intenzione del governo Meloni è quello di eliminare gradualmente tale beneficio economico. Per questo motivo, si è deciso di ridurre l’erogazione del sussidio da 18 mesi a sette mesi.

Così facendo il governo riuscirà a ottimizzare la spesa, contribuendo a risparmiare circa 950 milioni di euro nel 2023. Nel frattempo l’intenzione del Governo è quello di introdurre un nuovo strumento di contrasto all’povertà di cui, per il momento, non si hanno ancora informazioni.

Ad ogni modo, per il 2024 è previsto l’addio definitivo al reddito di cittadinanza per tutti.

Anche se, nel 2023, il beneficio sarà erogabile solo per sette mesi, sono previste delle eccezioni. In particolare, continueranno a percepire il reddito di cittadinanza per 18 mesi i nuclei familiari in cui è presenti:

  • Almeno un minore;
  • Persone con disabilità;
  • Persone con età pari o superiore a 60 anni.

Pertanto, le modifiche introdotte dalla Legge di bilancio non hanno interessato la pensione di cittadinanza.

Tra le novità più importanti relative al reddito di cittadinanza 2023, ci sono quelle che riguardano i soggetti occupabili, ovvero coloro che possono essere inseriti nel mondo del lavoro.

A tale proposito, la manovra finanziaria ha previsto che a partire dal 1 gennaio 2023 rientrano nella categoria dei soggetti occupabili tutti coloro che hanno età compresa tra 18 e 59 anni. Questa categoria di soggetti è sottoposta ad una serie di obblighi:

  • Devono essere inseriti in un corso di formazione e riqualificazione professionale, per un periodo di almeno 6 mesi.
  • I beneficiari che hanno età compresa tra 18 e 29 anni e non hanno adempiuto all’obbligo scolastico dovranno frequentare percorsi di istruzione di primo livello.
  • I Comuni devono impiegare tutti i percettori di Rdc in progetti utili alla collettività.
  • È possibile continuare a percepire il reddito di cittadinanza anche in presenza di un reddito da lavoro, purché questo non superi il limite massimo di 3.000 euro lordi, erogati nell’ambito della stipula di un contratto di lavoro stagionale o intermittente.
  • La perdita del diritto a percepire il sussidio in caso di rifiuto della prima offerta di lavoro.

Ad ogni modo, per il 2023 non è previsto nulla in merito al patto di lavoro e di inclusione sociale che prevedeva l’intervento dei Centri per l’impiego e dei servizi sociali.

Novità sugli importi

Per il reddito di cittadinanza 2023, la manovra finanziaria ha previsto novità che riguardano anche gli importi.

In particolare, la componente del reddito di cittadinanza che era corrisposta per il pagamento del canone annuo d’affitto non sarà più erogata direttamente al beneficiario, ma al locatore. Dunque, l’importo rimane invariato, ma cambia il beneficiario.

Altra importante novità economica riguarda il limite massimo di reddito da lavoro dipendente percepibile dal beneficiario di Rdc, senza che questo perda il diritto al reddito. Per il 2023, infatti, è possibile svolgere un lavoro stagionale o intermittente entro il limite massimo di €3000 lordi all’anno.

Reddito e pensione di cittadinanza: agevolazioni e compatibilità

Il reddito e la pensione di cittadinanza sono compatibili con l’indennità di disoccupazione Naspi, anche nel caso in cui tutti i componenti del nucleo familiare siano percettori della prestazione economica.

Inoltre, le due prestazioni economiche sono compatibili anche con l’indennità destinata agli invalidi civili.

Allo stesso tempo, la normativa che disciplina il reddito di cittadinanza ha previsto delle agevolazioni per le imprese che assumono i percettori. In particolare, le aziende che assumono percettori di Rdc, nei primi 18 mesi di fruizione del beneficio, ottengono un incentivo sotto forma di esonero contributivo non inferiore a 5 mesi, entro il massimale di 780 euro al mese.

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Floriana Vitiello

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