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Tecnologia

Video delle telecamere di sorveglianza su Telegram: l’inchiesta su chi ci spia

Published by
Matteo Runchi

Un servizio del programma Le Iene mostra come i video delle telecamere di sorveglianza domestiche possano finire su internet per disattenzione.

Gruppi Telegram dedicati fanno circolare immagini provenienti dalle case di migliaia di italiani, oltre che negozi e persino ospedali.

Eco di Milano

Questa grave violazione della privacy, operata da malintenzionati, è però possibile soprattutto a causa della disattenzione di chi acquista queste telecamere. Basta infatti un semplice gesto per evitare ogni fuga di informazioni video dalla propria abitazione. Accortezza che però molti ignorano, non sapendo come funzioni la sorveglianza domestica e non curandosi dei rischi che si corre ad avere una telecamera di sicurezza poco protetta in casa propria. Ecco come gli hacker accedono ai video privati degli italiani e li condividono su internet.

Video su Telegram: l’attacco alla privacy

Nell’ultima puntata del programma Mediaset Le Iene, l’inviato Matteo Viviani ha spiegato come alcuni malintenzionati si stiano appropriando dei video delle telecamere di sorveglianza di migliaia di italiani, per poi distribuirli su internet. Il canale preferito, come spesso accade in questi casi, sono gruppi sull’app di messaggistica russa Telegram.

Il diffondersi di apparecchi tecnologici ha portato nelle case degli italiani sistemi di sorveglianza a basso prezzo. Si tratta spesso di telecamere che, tramite un’applicazione, permettono di controllare la propria casa direttamente dallo smartphone. Il loro funzionamento all’apparenza è semplice. Una volta acquistato l’apparecchio, si può scaricare un’apposita applicazione tramite QR Code. 

Il sistema si lega alla propria telecamera, permettendo tramite l’accesso di tenere sotto controllo gli spazi inquadrati anche quando non si è in casa. Si tratta di un sistema che sfrutta sì internet per comunicare, ma che rimane a circuito chiuso, tra telecamera e account dell’applicazione. Non dovrebbe quindi in teoria esserci alcun modo per un hacker che non ha accesso al nostro telefono, di entrare in possesso delle immagini registrate. Eppure, come dimostrato dall’inchiesta de Le Iene, le fughe di dati sembrano essere piuttosto comuni, ma come è possibile?

Gli hacker sfruttano la disattenzione

Nonostante la sicurezza dei sistemi di telecamere domestiche sia totale, Telegram è popolato da video provenienti dalle case private degli italiani. Da quelli più innocui a quelli più intimi, migliaia di persone sono, a propria insaputa, spiate ogni giorno. La colpa è sicuramente degli hacker che entrano negli account delle vittime per rubarne i dati, ma in questo caso le azioni criminali sono possibili soltanto grazie ad una grave disattenzione degli utenti.

Quando si configura una telecamera domestica per la sicurezza, in modo che trasmetta le immagini sul proprio dispositivo mobile, si crea un account. Per rendere il processo più veloce, spesso il fornitore dell’apparecchio imposta una password predefinita. Sono codici molto semplici, anche perché come sottolineano tutte queste app, andrebbero immediatamente cambiati con parole più sicure. Ma per pigrizia o per ignoranza, spesso gli utenti italiani non fanno questo passaggio.

Qui intervengono gli hacker, utilizzando una tecnica che in gergo si chiama brute force. Letteralmente significa forza bruta, e consiste nell’accedere ad un account protetto cercando di indovinare la password. Normalmente questo metodo è poco efficiente, ma nel caso di password predefinite, si può restringere il campo ed accedere agli account da esse protette relativamente in fretta. È così che le immagini intime di migliaia di italiani finiscono su internet. Cambiare password sarà quindi sufficiente ad assicurarsi che questo non accada.

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Matteo Runchi

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