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Se il recupero crediti chiama, non sempre siamo obbligati a rispondere

Published by
Valentina Trogu

L’arrivo di una telefonata del recupero crediti può destabilizzare ma occorre conoscere quali limiti non possono essere superati dagli operatori.

Scopriamo come i contribuenti possono difendersi da telefonate del recupero crediti che agiscono al limite del legale.

Eco di Milano

Quando si parla di chiamate, email, sms i contribuenti diventano diffidenti. A ragione, naturalmente, dato l’elevato numero di tentativi di raggiri a cui quotidianamente sono sottoposti. Attacchi phishing e smishing si susseguono numerosi e riuscire a riconoscere tutte le truffe non è semplice. Occorre mantenere il sangue freddo e la lucidità per non cedere alla paura di conseguenze spiacevoli. Solitamente i cyber criminali agiscono proprio usando il timore di ripercussioni a proprio vantaggio. Ma cosa possiamo fare quando arriva una telefonata del recupero crediti? Come riconoscere una chiamata reale da una falsa che mira ai nostri soldi e come fermare l’operato degli operatori qualora superino i limiti consentiti dalla Legge? Per tutelarsi occorre conoscere i propri diritti e partire da un presupposto. La metà delle affermazioni sentite da un call center non corrispondono a verità.

Recupero crediti, come individuare una falsa chiamata

“Pronto, qui recupero crediti”, come agire davanti a queste parole? Innanzitutto non occorre credere subito che la chiamata venga realmente da una banca o un ente predisposto al recupero di somme di denaro. Per accertare l’evento basterà chiedere il nome e il cognome al presunto operatore nonché il codice operatore. Si potrebbe chiedere, poi, di richiamare in un secondo momento dopo aver accertato che l’identità sia conosciuta dall’istituto di riferimento. Se si tratta di una truffa l’interlocutore si troverà subito in difficoltà, attaccherà e non richiamerà più.

Attenzione, poi, a chi si dice avvocato di una società. Occorre ricordare, infatti, che gli avvocati sono liberi professionisti e non dipendenti e che avere una laurea in giurisprudenza non significa essere avvocati. Si può incorrere in un reato dando false informazioni sull’attribuzione di un titolo che non si ha. Informare l’interlocutore di una possibile denuncia potrebbe far chiudere immediatamente la conversazione.

I limiti da non superare

Poniamo il caso di una chiamata da parte del recupero crediti, anche una vera telefonata. Se a rispondere non è il diretto interessato ma una terza persona e il chiamante svela il motivo della telefonata viene messa in atto una violazione della privacy. Accusando del reato si porrebbe fine alla conversazione.

Le minacce, poi, non sono consentite né velate né dirette. “Ti porto in Tribunale”, “Ti faccio pignorare casa in pochi giorni” e simili sono frasi che non possono essere pronunciate da chi deve recuperare un credito in quanto non corrispondo a verità. Diffidare, dunque, da queste intimidazioni, le vie legali sono altre e durano degli anni. 

Altre informazioni da conoscere sul recupero crediti

Cosa fare, poi, se un presunto funzionario si presenta di persona a casa magari dopo aver chiesto informazioni ad un vicino? Ebbene, siamo nuovamente nel reato di violazione della privacy. E se un vero funzionario volesse entrare nell’abitazione bisognerebbe ricordargli che nessuna Legge consente questo. Accedendo commetterebbe un’infrazione e diventerebbe papabile di denuncia. Non sono ammessi nemmeno comportamenti offensivi. Gli operatori hanno l’obbligo deontologico di essere educati.

E con riferimento alle telefonate bisogna tenere a mente che ci sono degli orari che devono essere rispettati. Per il recupero crediti si può chiamare solamente dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle 21.00 e il sabato dalle ore 8.30 alle 15.00. Infine, ricordiamo che registrare le telefonate è un diritto del contribuente e chi afferma il contrario mente.

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Valentina Trogu

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