Manovra, dal sud al POS e il Reddito di Cittadinanza: tutte le ultime modifiche

Dopo una notte di lavori, la manovra sembra finalmente aver preso forma in Commissione Bilancio alla Camera.

La legge finanziaria, fondamentale per stabilire dove lo stato spenderà i propri soldi il prossimo anno, approderà nei prossimi giorni in aula, probabilmente con la questione di fiducia.

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I bisticci in commissione hanno però ritardato ulteriormente l’arrivo alle camere. Per il governo la discussione in aula sarebbe dovuta avvenire oggi 21 dicembre alle 13:00, invece è più probabile che la data slitti al giorno 22, al mattino. L’opposizione non aiuta, e promette di trascinare la discussione ben oltre Santo Stefano.

L’emendamento per il Sud e il Reddito di Cittadinanza

La legge di bilancio è stata approvata dalla Commissione Bilancio. Ma il percorso è ancora lungo, e il 31 dicembre scade il termine ultimo, pena per la sua violazione: l’esercizio provvisorio. La manovra dovrà ancora passare al vaglio della Camera e poi, identica per non dover rimbalzare indietro, a quello del Senato. I due testi saranno però con ogni probabilità identici perché il governo li blinderà ponendo sul voto la questione di fiducia. Niente emendamenti, niente modifiche, discussione ai minimi termini. Un solo voto per ramo del Parlamento, perché la scadenza è vicina e bisogna correre.

L’opposizione preannuncia ostruzionismo e proteste, ma una piccola collaborazione c’è stata. Un decreto per il Sud, promosso da tutti i partiti, che però è stato l’unico momento di concordia tra le parti. Lo scontro si è poi fatto durissimo, con il Movimento 5 Stelle scottato dall’amputazione del Reddito di Cittadinanza. Dal prossimo anno infatti i percettori in età lavorativa potranno giovarne solo per sette mesi (e non otto come precedentemente annunciato), perdendolo alla prima offerta di lavoro rifiutata. I soldi così risparmiati andranno ad aumentare a 600 euro al mese le pensioni minime degli anziani con più di 75 anni di età.

Dal POS a 18App, piccoli cambiamenti in manovra

Il grosso della manovra arriva in Parlamento già fissato. Quello su cui i membri della commissione possono battagliare sono poche centinaia di milioni. Per questa ragione le norme di cui si discute sono spesso di entità finanziaria marginale. Ad esempio il cambiamento di 18App, l’iniziativa che forniva 500 euro ai diciottenni da spendere in prodotti culturali. D’ora in avanti sarà divisa in due, la Carta Cultura, riservata a chi vive in una famiglia con un ISEE inferiore a 35.000 euro, e la Carta Merito, dedicata a chi esce dall’Esame di Stato con una votazione pari a 100. Le due carte saranno cumulabili.

Cade nel nulla invece la tanto sbandierata norma sul limite ai pagamenti elettronici. È bastato un richiamo della Commissione Europea a sbriciolare uno dei provvedimenti più cari al governo in questa manovra finanziaria. Non solo non ci sarà il limite di 60 euro entro il quale i commercianti avrebbero potuto rifiutare i pagamenti elettronici, ma nemmeno quello ridotto a 30 euro annunciato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La legge rimane intatta, con tanto di multe per gli esercenti che si rifiutano di far pagare i propri clienti con la carta di credito.

Altre piccole norme approvate riguardano l’approvazione della rinegoziazione dei mutui a tasso variabile, l’estensione del congedo parentale all’80% ai padri e l’aumento dell’adeguamento delle pensioni pari a 4-5 volte la minima all’85% invece che all’80%. Naufraga invece lo scudo penale per gli evasori proposto da Forza Italia.

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