Chi paga più tasse in Italia? La classifica dopo la Flat Tax

Dopo la riforma del fisco per le partite IVA, la classifica di chi paga più tasse in Italia è cambiata in maniera radicale.

Lo sconto che il governo ha deciso di regalare ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti è significativo, dato che pagheranno solo il 15% di tasse, contributi esclusi, fino a 85.000 euro di fatturato annuo.

Tasse
Eco di Milano

Una rivoluzione rispetto alla normativa precedente che lascia i lavoratori dipendenti a pagare la gran parte delle tasse sul reddito nel nostro Paese. gli scaglioni IRPEF, che dovevano essere riformati ma sono invece rimasti invariati a causa della caduta del governo Draghi, impongono sul lavoro dipendente una tassazione altissima dopo che si superano determinate soglie di reddito lordo, anche molto più basse degli 85.000 euro delle Partite IVA.

IRPEF dipendenti e pensionati pagano di più

L’IRPEF, la principale imposta sul reddito del sistema fiscale italiano, è fondamentale per il funzionamento dello Stato. Porta nelle casse italiane 200 miliardi di euro ogni anno, quasi un decimo della ricchezza totale prodotta dal paese che, con questa tassa soltanto, finisce nelle tasche del fisco. Il gettito fiscale italiano è prodotto soprattutto da questa tassa, ma chi la paga? La risposta è nei dati: nel 2021 sono stati in larga maggioranza dipendenti (55%) e pensionati (30%), con i lavoratori autonomi che hanno contribuito soltanto per il 12%.

Una disparità enorme che è evidenziata dai trend opposti che gli autonomi stanno vivendo in confronto alle altre categorie. Se per dipendenti e pensionati le tasse sono aumentate negli ultimi anni, per gli autonomi invece sono scese. A confermare questa tendenza è la Flat Tax espansa inserita dal governo Meloni in questa manovra finanziaria.

Con questa nuova norma le partite IVA pagheranno soltanto il 15% sul proprio reddito fino a 85.000 euro guadagnati. Lo scaglione IRPEF oltre i 50.000 euro per i dipendenti e i pensionati è al 43%. La Flat Tax è un regime forfettario, che quindi sottrae contribuenti all’IRPEF. Da quando esiste oltre 600.000 lavoratori autonomi l’hanno scelta rinunciando all’imposta sul reddito, per un importo di poco più di due miliardi al fisco.

La differenza e l’evasione fiscale

Ogni aumento della Flat Tax non fa quindi solo perdere gettito allo Stato, ma scarica su pensionati e dipendenti il peso della tassazione. Fino a 25.000 infatti i dipendenti pagano meno tasse degli autonomi. Ma passando anche solo allo scaglione IRPEF successivo, le proporzioni si invertono. È quindi il ceto medio dipendente che paga il grosso delle tasse italiane, e che mantiene in vita il sistema.

Secondo i calcoli dell’Osservatorio sulla spesa pubblica e le entrate, sopra i 28 mila euro e fino a 50 mila, i lavoratori dipendenti pagano un’aliquota totale che è quasi il triplo di quella dei lavoratori autonomi. La situazione migliora leggermente per i redditi più alti, dato che la Flat Tax si ferma e non ci sono più scaglioni ulteriori per l’IRPEF, ma comunque rimane un vantaggio sensibile per gli autonomi.

C’è poi il nodo evasione. Entrambe le realtà hanno una percentuale di lavoro sommerso che lo stato non riesce a tassare. Ma anche in questo caso le cifre sono nettamente a favore degli autonomi. Dall’ultimo rapporto disponibile, che risale al 2019, gli autonomi evadono per 32 miliardi di euro ogni anno, contro i 4,6 miliardi dei dipendenti. In percentuale sul gettito si parla del 63% contro il appena il 2,8% del totale delle tasse pagate dalle due categorie.

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