Siccità, effetti drastici rischiano di mandare in crisi l’acqua Sant’Anna

A lanciare l’allarme riguardante la siccità è l’amministratore delegato dell’azienda che commercializzata il noto marchio di acqua

Il dirigente ha spiegato cosa sta succedendo a causa di questo trend che in questa fase sta andando per la maggiore. Ecco quali sono i rischi a cui si va incontro.

Siccità
Fonte Adobe Stock

I cambiamenti climatici stanno incidendo pesantemente sulla produzione e su diverse attività basilari per la collettività. Ad esempio l’intenso periodo di siccità che ha interessato il Bel Paese si riflette sulla crisi di una società piuttosto importante.

Si tratta della Sant’Agata, azienda di Vinadio in provincia di Cuneo celebre per la produzione dell’acqua. Oltre alla difficoltà a trovare sul mercato l’anidride carbonica per l’acqua frizzante, che ha causato quest’anno un perdita del 30% del fatturato, deve fare conti anche con gli effetti dell’assenza della pioggia.

Siccità, fase critica per Sant’Anna: le conseguenze per la produzione

Il presidente e amministratore delegato del gruppo Alberto Bertone ha confidato ad Ansa le sue preoccupazioni: “I torrenti di montagna praticamente non esistono più e le falde si sono impoverite tantissimo. Sono 4-5 volte in meno rispetto al passato. Da due anni nevica e piove poco o niente nella zona nord-ovest dell’Italia”.

Si tratta del disegno di un quadro drammatico se si pensa che mediamente Sant’Agata produce annualmente circa 1 miliardo e mezzo di bottiglie d’acqua. Per questo Bertone si augura che vengano prodotti degli invasi lungo il corso dei fiumi di montagna per trattenere l’acqua quando cade e snellire così le procedure.

Inoltre si augura che il governo prenda delle decisioni strutturali come abbassare l’Iva dell’acqua oggi al 22% portandola al 5% come ad esempio avviene in Francia. Anche un intervento sul cuneo fiscale potrebbe essere un viatico piuttosto veloce per ridare soldi soprattutto al mondo operaio.

Per quanto riguarda invece la questione dell’acqua gasata, Bertone ha spiegato che la mancata ripartenza del principale impianto in Italia per la Co2 (situato a Ferrara) ha reso necessario ricercare il prodotto sui mercati esteri. Il prezzo però aumentato di 7 volte. Il tutto in un contesto dove dominano i rincari energetici con aumenti di 20-25 milioni di euro soprattutto per quanto concerne l’elettricità.

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