Rincari, non si salva nessuno: cosa succede agli smartphone

Agcom valuta di alzare i costi della rete fissa per il passaggio alla fibra. L’effetto boomerang però è dietro l’angolo. E non solo per gli smartphone.

 

Brutto momento per gestire le proprie spese. Un compito che non riesce a essere facilitato da nessuna strategia di ottimizzazione delle risorse. Anche perché l’ondata dei rincari ha travolto praticamente ogni settore.

Smartphone rincari
Foto: Canva

Alcuni hanno patito più di altri. Ma, a conti fatti, ben poco si è salvato. Basti pensare che anche i mezzi teoricamente di risparmio, come il pellet, hanno finito per essere stritolati dalla morsa dei rincari. In sostanza, tutto aumenta e, al contempo, risulta meno conveniente. Era solo questione di tempo prima che nel calderone finisse anche la tecnologia. Quella più comune nello specifico, connessione internet e smartphone. Un campo che, negli anni, è diventato via via indispensabile. Gli smartphone hanno sostituito in tutto e per tutto i vecchi cellulari, assimilando la logica di base di internet e della comunicazione di massa. Fondendo i due aspetti insieme in un unico dispositivo.

Cosa c’entra questo con i rincari? Abbastanza, perché anche il costo della rete inizia a lievitare e i contribuenti hanno iniziata ad accorgersene. E stavolta, per quanto possa sembrare dissonante rispetto al contesto generale, non c’entra la guerra né gli effetti correlati alla crisi economico-energetica. Piuttosto, è una delibera Agcom a mischiare il mazzo. Una delibera attesa più che effettuata. Con l’obiettivo dichiarato di favorire la “migrazione” verso la fibra, l’autorità garante delle comunicazioni starebbe valutando un ritocco sui prezzi pagati dagli operatori per l’uso della rete fissa.

Smartphone e internet, il prezzo sale: il rischio per gli utenti

La mossa di Agcom, se da un lato permetterebbe inevitabilmente un più rapido raggiungimento dell’obiettivo fibra, dall’altro porterebbe un effetto riflesso sui consumatori. Nel senso che, prima che il processo arrivi a compimento, i produttori sarebbero costretti a rivedere il costo dei dispositivi, smartphone o altri, con un contraccolpo preciso sulle tasche degli utenti. Una situazione decisamente complicata, anche se il problema in realtà sta a monte. I rincari degli ultimi mesi hanno fatto schizzare il canone mensile del rame, che nel 2023 aumenterà per la prima volta negli ultimi vent’anni. In sostanza, la misura-tampone della conferma dei tariffari del 2021 reggerà solo per quest’anno. Il servizio ULL, ad esempio, passerà da 8,9 a 9,7 euro al mese, ossia il 9% di aumento. Il SLU, invece, salirà del 23% (6,55 da 5,3).

Gli aumenti, secondo Agcom, saranno a loro volta un incentivo per gli operatori che ancora si affidano al rame ad accelerare il passaggio alla fibra. Occhio però, perché aumenta anche il FTTC (per metà fibra) e il FTTH, il servizio più recente e in ascesa. Secondo le associazioni di categoria, poi, l’aumento non rappresenterà un incentivo necessario visto che molti operatori stanno già effettuando il fatidico passaggio. Col rischio di andare quindi a sovvenzionare i canali già esistenti (quelli in rame). Il classico cane che si morde la coda. Col morso che, ancora una volta, potrebbe toccare al consumatore finale. L’ennesimo paradosso, almeno se le cose dovessero realmente stare così.

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