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Decathlon cambia nome e diventa “NolhtaceD”: il motivo è strepitoso

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Antonio Pilato

In Belgio Decathlon ha cambiato nome e i clienti potranno rivendere articoli sportivi vecchi e usati e ottenere in cambio buoni sconto per futuri acquisti

Andiamo a vedere come funzione questa iniziativa in attesa di capire se verrà ripresa anche da altri paesi. Ecco i motivi che hanno portato alla clamorosa decisione.

Fonte Adobe Stock

Grandi cambiamenti per Decathlon noto brand di abbigliamento sportivo e accessori per l’attività fisica. In Belgio tre negozi dell’azienda dallo scorso 10 ottobre hanno cambiato insegna sostituendola con NolhtaceD che non sarebbe altro che il nome scritto al contrario.

Ma cosa c’è alla base di questa novità in apparenza buffa e simpatica? Si tratta in realtà di una strategia di marketing piuttosto innovativa che ha un fine ben preciso e decisamente lodevole.

Decathlon diventa NothtaceD: ecco il perché di questa “straordinaria” iniziativa

In pratica l’ingegnosa trovata ha come intento quello di salvaguardare l’ambiente, evitando gli sprechi. In che modo avviene ciò? Semplice. Il negozio diventa anche acquirente e compra dai suoi clienti abbigliamento e articoli sportivi usati per dare a loro una “seconda vita”.

Non bisogna fare altro che recarsi in un negozio con l’articolo che si desidera vendere che non deve essere necessariamente a marchio Decathlon. A quel punto si riceverà un voucher da spendere in un negozio della catena entro due anni dall’erogazione.

Dal canto suo Decathlon si occuperà di rigenerare i prodotti acquistati per poi rimetterli in vendita come usato di garanzia. Così facendo si possono ridurre le emissioni inquinanti legate alla produzione di nuovi oggetti. Inoltre si può risparmiare anche sul consumo di risorse che servono a creare nuovi capi di abbigliamento e accessori per lo sport.

Chi è interessato a vendere può stimare il prezzo di riscatto del prodotto tramite un simulatore utilizzabile in maniera gratuita sul portale dedicata alla “nobile” iniziativa. Basta indicare il tipo di prodotto che si vuole vendere, le condizioni oltre che l’anno di acquisto e il prezzo originale.

Il costo finale sarà poi determinato da un dipendente autorizzato dopo aver verificato le condizioni generali dell’articolo. Dunque, una vera e propria genialata. Chissà se verrà emulata anche in altri paesi per tutelare l’ambiente e al contempo ottenere nuovi guadagni.

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Antonio Pilato

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