Riscaldamento, i due dispositivi alternativi per risparmiare: pochissimi lo sanno

Il caro energia sta portando le bollette degli italiani a crescite record. Se l’energia elettrica è aumentata del 59%, si prevedono aumenti simili anche per il gas. Molti si affidano quindi alla biomassa, legna o pellet, per il proprio riscaldamento, ma anche questi combustibili stanno aumentando di prezzo.

Esistono però dispositivi alternativi che permettono di risparmiare sul gas necessario a riscaldare casa.

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Funzionano principalmente se la propria bolletta elettrica è più conveniente di quella del gas, e dipendono quindi dai contratti che si sono stabiliti con i propri gestori. Difficilmente converranno a coloro che fanno ancora parte del mercato tutelato, circa un terzo degli utenti italiani.

Riscaldamento, gli aumenti previsti

La situazione della crisi energetica sta diventando sempre più complessa. I paesi membri dell’Unione Europea non sono riusciti ad accordarsi su un tetto al prezzo del gas, e alcuni, come la Germania, hanno iniziato a fare da soli. Lo stato tedesco ha previsto un intervento da 200 miliardi per abbassare le bollette del riscaldamento dei propri cittadini, spesa possibile per il basso debito che la Germania ha in confronto a quello italiano.

L’Italia, non potendo intervenire direttamente tramite l’iniezione di denaro a causa del suo debito, ha escogitato altri metodi per provare a tenere a bada il prezzo del gas. ARERA, l’autorità per l’energia che regola il mercato energetico nel nostro paese, ha sganciato il prezzo del gas italiano da quello della borsa di Amsterdam, dove si scambia la maggior parte del gas all’ingrosso europeo e dove la speculazione è rampante.

Il governo ha poi siglato diversi accordi con paesi nordafricani e con gli USA per l’importazione di gas. Questa mossa ha reso quasi del tutto indipendente l’Italia dal gas russo, fonte principale dell’aumento dei prezzi. Nonostante ciò, ad ottobre si va verso aumenti del 75-80% per le bollette del gas, cifra confermata da ARERA.

Emettitori termici e termoventilatori

Con questi aumenti alle porte è possibile che qualcuno voglia tenere spenti i termosifoni ed affidarsi a metodi di riscaldamento alternativi. Scegliere ora pellet e legna non è più conveniente, dato l’aumento di prezzo di questi combustibili. Rimane l’elettricità, nel caso che il proprio contratto ne mantenga il prezzo inferiore a quello del gas. In questo caso, se non si possiede già un condizionatore con pompa di calore, le soluzioni sono due.

La prima è quella dell’emettitore termico. Si tratta di strumenti simili a termosifoni, che irradiano calore quindi senza una ventola. Collegati all’elettricità, producono calore tramite una resistenza. Possono essere utili se si vuole scaldare una stanza singola, specialmente in autunno quando le temperature minime non raggiungono livelli bassissimi, e le ore di luce sono ancora relativamente tante. I modelli più recenti permettono anche la programmazione via Wi-Fi tramite un app sul telefono, per ottimizzare al meglio i consumi.

L’altra opzione invece è quella dei termoventilatori. In questo caso si tratta di dispositivi che scaldano non sé stessi come gli emettitori, ma l’aria, che viene poi lanciata nella stanza da una ventola. Simili per funzionamento al riscaldamento di un’automobile, sono diffusi in due varianti. La più economica ma meno efficiente è quella con la resistenza classica, mentre leggermente più costosa ma con consumi minori è quella con la resistenza in ceramica.

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