Una regione in ginocchio, si alzano le rate dei mutui per i cittadini: la situazione

Dopo anni di stagnazione, i tassi si stanno alzando e a risentirne sono soprattutto i mutui. L’allarme di Confartigianato Sardegna sulla condizione delle imprese.

Per anni fare un mutuo è stato estremamente conveniente. Il costo del denaro, stabilito dai tassi di interesse, era bassissimo, e quindi i tassi sui mutui molto convenienti.

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Ora però le cose sono cambiate. L’inflazione sta spingendo le banche centrali ad alzare i tassi di interesse, e i primi a risentirne sono proprio i titolari di un mutuo o di un prestito. Privati e aziende potrebbero vedersi aumentare le rate di moltissimo, e ottenere denaro diventerà progressivamente più difficile.

Mutui: cosa succede in Sardegna

L’allarme arriva da Maria Amelia Lai, la presidente di Confartigianato imprese Sardegna, che parla dalle pagine dell’Unione Sarda. Il monito riguarda il possibile rialzo dei tassi di interesse che la Banca Centrale Europea dovrebbe annunciare questa settimana. La decisione di Francoforte è attesa con ansia, dice la presidente, perché potrebbe significare un’ulteriore stretta creditizia e un futuro di incertezza economica.

Ad essere colpite saranno soprattutto famiglie e aziende che hanno sottoscritto un mutuo a tasso variabile. Le rate del mutuo aumenteranno fino al 20%, e già da gennaio sono cresciute del 13%. Si salverà invece chi ha sottoscritto un mutuo a tasso fisso, pratica però sempre meno diffusa negli ultimi anni proprio a causa dei tassi molto bassi. Il pericolo è quello di sottrarre ulteriori soldi all’economia, in un momento di ripresa post pandemia in cui gli investimenti, pubblici e privati, sono fondamentali per riportare il paese in carreggiata.

Tassi e inflazione: cosa rischiano i conti correnti?

I sottoscrittori dei mutui a tasso variabile però non sono gli unici a dover essere preoccupati di questi cambiamenti secondo il consulente finanziario Federico Cinus. La situazione infatti potrebbe presto impattare anche sui conti corrente. Una serie di circostanze, dovute soprattutto alla ripresa post pandemia, ha causato un’impennata dell’inflazione.

L’inflazione, cioè l’aumento dei prezzi, può essere contrastata riducendo la quantità di denaro in circolazione. Per fare ciò le banche centrali aumentano i tassi di interesse, che scoraggiano i prestiti e quindi diminuiscono la circolazione di denaro. Per questa ragione le rate dei mutui aumentano, ma l’inflazione ha anche un effetto sui conti correnti.

Da sempre gli italiani hanno un’avversione all’investimento. Tendono al contrario ad accumulare grandi quantità di denaro nei propri conti correnti. Se il debito pubblico del nostro paese è enorme, quello privato è inesistente, anzi: gli italiani hanno a disposizione enormi quantità di denaro liquido.

Per anni questa pratica, già molto radicata nelle famiglie italiane, è stata incoraggiata dall’inflazione ferma. I prezzi non crescevano e quindi il denaro accumulato nei conti manteneva il proprio valore. Ora però l’impennata dell’inflazione mette a rischio questi risparmi, e li erode a grande velocità. In un anno ad esempio un conto corrente con 10.000 euro può arrivare a valerne poco più di 9100, quasi 1000 euro in meno.

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