Reddito di Cittadinanza, attenzione alle nuove fake news: provano a fregarti in questo modo

I racconti sulle truffe relative al Reddito di Cittadinanza abbondano in rete soprattutto sui social network. Come capire quando si tratta di notizie false

Andiamo a vedere la finta storia del marocchino con troppi sussidi che ha fatto scattare l’allarme fomentando ancor di più odio e scetticismo.

truffa rdc
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Il Reddito di Cittadinanza è un argomento che va a toccare in maniera importante la sensibilità degli italiani. Chi lo percepisce è sempre alla finestra per capire le novità in merito, mentre gli altri alla prima notizia controversa iniziano ad aizzare polemiche non sempre costruttive.

Ed è proprio per questo che diventa importante saper distinguere le notizie vere da quelle false per quanto concerne il RDC. Evitare inutili strumentalizzazioni è di fondamentale importanza per cercare di non inasprire una situazione già piuttosto complicata.

Reddito di Cittadinanza, la fake news del marocchino: ecco perché è assolutamente inventata

Nell’ultimo periodo è diventata piuttosto virale la notizia della truffa da parte di un cittadino marocchino (sposato e con tre figli a carico) che vive in Italia da 13 anni ottenendo anche la cittadinanza. Secondo la “narrazione” sarebbe percettore del sussidio (e anche di altri sostegni) e al tempo stesso avrebbe altre fonti di guadagno, naturalmente non dichiarate. 

La fantasia però non ha limiti e quindi inoltre secondo la trama romanzesca la madre vivrebbe in Italia addirittura percependo la pensione sociale di 580 euro. Alla signora sarebbe inoltre stata concessa la possibilità di poter domiciliare in Marocco. Una cifra con cui vivrebbe da benestante visti gli standard del paese nordafricano.

I post con tutti i dettagli si sprecano e alla fine si viene invitati caldamente a fare copia e incolla e a condividere il tutto in modo da diffondere la notizia. Purtroppo però nessuno approfondisce la questione e verifica la veridicità della stessa.

In questo caso ad esempio la ricostruzione fa acqua da tutte le parti. La cittadinanza e ancor prima il permesso di soggiorno così come stabilito dalla legge Bossi-Fini, viene assegnata a chi lavora in regola e non chi presta lavoro a nero. Questa è solo la prima incongruenza.

Le altre riguardano lo status di rifugiato che possono ottenere la cittadinanza dopo 5 anni di regolarità. Nella storia che viene raccontata ne sono passati 11 e quindi qualcosa non torna. In ultimo per quanto riguarda i parametri RDC in base alla situazione reddituale non potrebbe rientrare nel beneficio. Così come la madre per ottenere la pensione avrebbe dovuto risiedere per almeno 10 anni di cui gli ultimi 2 continuativi nel Bel Paese.

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