Poste Italiane nei guai, utenti furiosi: “I nostri dati sono in pericolo”

Poste Italiane finisce nei guai, l’accusa dei clienti è davvero gravissima: i clienti sono furiosi, c’entra la gestione dai dati degli utenti.

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Poste Italiane nei guai, utenti furiosi: “I nostri dati sono in pericolo” (Ecodimilano.com)

Sembra essere scoppiato un vero e proprio putiferio intorno a Poste Italiane e, soprattutto, in relazione alla segnalazione di tantissimi utenti che, una volta scaricata l’applicazione con cui sono in grado di fare tutte le operazioni di cui necessitano, si sono infuriati per un fatto che, tuttavia, purtroppo, sembra essere comune a tantissime altre applicazioni di questo tipo.

Il tutto riguarda non solo l’app PostePay ma anche BancoPosta: stiamo infatti parlando del fatto che gli utenti, per entrare, sono obbligati a condividere i dati del telefono per poter accedere a tutti i servizi per cui, come del resto è anche normale che sia, hanno già pagato e stanno già pagando.

Questo fatto ha letteralmente fatto infuriare milioni e milioni di clienti che, appunto, proprio per prevenire la possibilità di frodi e verificare la presenza di software che possono essere dannosi, non ne capiscono il motivo.

Sia chiaro: se previsto dalla privacy policy e dal contratto sottoscritto, un’applicazione può richiedere questi dati, tuttavia ciò che ha fatto infuriare i clienti è il datto che se non viene autorizzato quello che viene chiamato “presidio di sicurezza”, l’utente avrà a disposizione solo e soltanto un numero limitatissimo di accessi.

App Poste Italiane, polemica sulla gestione dei dati sensibili

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Polemica sull’app di Poste Italiane (Ecodimilano.com)

Se, tuttavia, si accetta il fatto che l’app di Poste Italiane avrà accesso ai dati del telefono, avrà la possibilità di controllare, ad esempio, con quale frequenza, e quali sono, le altre applicazioni che l’utente avrà installato sul proprio smartphone e tantissime altre opzioni che nessuno si sarebbe mai immaginato.

Poste Italiane, inoltre, si legge su dday, non sembra specificare quali dati collezionerà e soprattutto il modo in cui li utilizzerà, dal momento che non esiste, quantomeno per il momento, alcun link diretto che spieghi tutte queste informazioni che l’utente dovrebbe necessariamente sapere e conoscere.

Quale sarà quindi la verità? Difficile dirlo, staremo a vedere che cosa accadrà nelle prossime settimane, tuttavia questa polemica sembra stare facendo infuriare milioni di utenti.

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