Sistema contributivo puro: vantaggi e svantaggi dell’attuale metodo di calcolo

Attualmente il calcolo dell’assegno di pensionamento viene eseguito tramite il sistema contributivo puro. Scopriamo di cosa si tratta.

I lavoratori che hanno iniziato a versare contributi a partire dalla data successiva al 31/12/1995 vedranno calcolare il loro assegno di pensionamento tramite il sistema contributivo puro.

Sistema contributivo puro
Eco di Milano

Il sistema contributivo è l’attuale metodo di calcolo della pensione, introdotto dalla cosiddetta riforma Dini nel 1995. In sostanza, usufruendo di questo sistema, la pensione del lavoratore sarà determinata solo in funzione dei contributi realmente versati nell’arco dell’intera carriera lavorativa.

Scopriamo quali sono i vantaggi e gli svantaggi del sistema contributivo puro e in cosa si differenzia rispetto al metodo retributivo.

Sistema contributivo puro: facciamo chiarezza

Prima dell’approvazione della legge numero 335 del 1995 (Riforma Dini), il metodo utilizzato per il calcolo dell’assegno di pensione era quello retributivo. In sostanza, i lavoratori percepivano un importo di pensione che dipendeva dalle ultime retribuzioni percepite.

Con l’introduzione del sistema contributivo si è fatto in modo che i lavoratori, al momento del pensionamento, accumulino una sorta di conto corrente virtuale che rappresenta una percentuale della retribuzione annua percepita.

In base all’attuale sistema di calcolo, i lavoratori dipendenti sono tenuti a versare una percentuale pari al 33% della loro retribuzione lorda, mentre i lavoratori autonomi versano il 24%. Per i lavoratori che sono iscritti alla Gestione separata INPS, l’aliquota da versare può essere del 24, del 25 o del 33%.

I contributi versati dai lavoratori subiscono una rivalutazione annuale in base all’andamento del prodotto interno lordo. Per essere più specifici, ad influire sulla rivalutazione dei contributi versati dai lavoratori ci pensa alla media quinquennale del PIL, ovvero il cosiddetto tasso di capitalizzazione.

Quando il lavoratore smette di lavorare avrà maturato un montante contributivo che corrisponde a tutti i contributi versati nel corso della sua carriera, rivalutati sulla base del tasso di capitalizzazione. È, poi, prevista l’applicazione di una serie di coefficienti, che trasformano il montante in pensione e che dipendono da diverse variabili, tra cui l’età del pensionato.

Per questo motivo, più si ritarda l’uscita del lavoro e più il coefficiente da applicare sarà maggiore, incrementando l’importo annuo della pensione.

L’applicazione del sistema

Il sistema di calcolo contributivo si applica a tutti i lavoratori che versano i contributi nella previdenza pubblica obbligatoria ovvero, quella gestita dall’INPS. Ad ogni modo, affinché un lavoratore possa beneficiare del sistema di calcolo contributivo è necessario che sia stato assicurato in data successiva al 31 dicembre 1995.

Fermo restando che, ai lavoratori che al 31 dicembre 1995 hanno maturato meno di 18 anni di contributi è applicato ugualmente il sistema di calcolo contributivo in modalità pro quota.

Con l’entrata in vigore della legge Fornero l’INPS effettua un’ulteriore distinzione tra i contributi versati entro il 31/12/2011 e quelli versati in data successiva al 31/12/2011.

Nel primo caso al lavoratore è riconosciuta la cosiddetta facoltà di opzione, purché entro la suddetta data il lavoratore abbia perfezionato sia i requisiti per l’opzione che quelli per il diritto alla pensione. Nel secondo caso, invece, vengono applicati i requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia e a quella contributiva che interessano i lavoratori in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995.

Vantaggi e svantaggi del sistema di calcolo contributivo

Esercitando l’opzione al contributo, il lavoratore ha la possibilità di usufruire del cosiddetto sistema di calcolo misto. In questo modo, anche i lavoratori che hanno versato i contributi in data antecedente al 31 dicembre 1995 potranno far valere le stesse regole dei lavoratori assicurati successivamente.

Questa scelta, in alcuni casi, può determinare una serie di vantaggi soprattutto sull’importo dell’assegno. In particolare, questo metodo è vantaggioso per i lavoratori che hanno retribuzioni alte, all’inizio del periodo assicurativo e che sono man mano diminuite con il passare degli anni. In questo caso, l’applicazione del sistema contributivo potrebbe dare luogo ad un importo mensile maggiore rispetto a quello che risulterebbe dall’applicazione del sistema misto.

Grazie al sistema di calcolo contributivo, inoltre, è stato possibile introdurre nuovi istituti come, ad esempio, la possibilità per le lavoratrici madri di beneficiari di quattro mesi di anticipo sulla pensione, per ogni figlio. Per quanto riguarda gli svantaggi occorre ricordare che chi occupa per l’opzione mista troverà l’applicazione esclusivamente del metodo di calcolo contributivo e non più anche di quello retributivo. Di conseguenza, coloro che scelgono il metodo di calcolo misto hanno come unici canali di pensionamento quello di vecchiaia, la pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi di contributi e quota 100.

Questi lavoratori non potranno uscire da lavoro a 64 anni con 20 anni di contribuzione e un assegno pari a 2,8 il valore del trattamento minimo. Quest’opportunità è infatti riconosciuta ai lavoratori iscritti a forme di previdenza obbligatoria, in data successiva al 1995. Inoltre, chi accede all’opzione non può beneficiare della pensione a 71 anni di età con cinque di versamenti né alla pensione opzione donna.

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