Revoca della pensione di reversibilità: tutti i casi previsti dalla legge

Ci sono casi in cui la legge prevede la possibilità che avvenga la revoca della pensione di reversibilità. Scopriamo quali.

La pensione di reversibilità è un trattamento pensionistico riconosciuto ai familiari del pensionato o dell’assicurato deceduto. Infatti, quando si fa riferimento alla reversibilità si parla spesso di pensione ai superstiti.

Revoca della pensione di reversibilità
Eco di Milano

Per poter accedere alla pensione di reversibilità è necessario che sussistano determinate condizioni. Per questo motivo, anche se la legge prevede l’erogazione di tale importo ai superstiti del dante causa, stabilisce anche quali sono le condizioni da rispettare e gli eventuali casi di revoca della pensione di reversibilità.

Revoca della pensione di reversibilità: ecco cosa sapere

Quando un soggetto percepisce la pensione di reversibilità e improvvisamente l’INPS smette di effettuare l’accredito, probabilmente è subentrata qualche condizione che ha determinato la revoca dell’erogazione.

Le ragioni per le quali l’INPS potrebbe non effettuare più l’accredito della pensione di reversibilità sono molteplici. Si passa da un banale disguido al codice IBAN errato o ad un errore nei dati del richiedente.

In ogni caso, prima di capire quali possono essere le cause che determinano la revoca della pensione di reversibilità analizziamo questa prestazione nel dettaglio.

La pensione di reversibilità è un trattamento economico riconosciuto al coniuge, ai figli, ai genitori o ai fratelli e alle sorelle del pensionato o dell’assicurato deceduto.

In base a quanto stabilito dalla legge, gli aventi diritto alla pensione di reversibilità percepiscono un’aliquota della stessa. In sostanza:

  • Il coniuge, da solo, percepisce il 60% della pensione erogata in favore del defunto;
  • Il coniuge con un figlio percepisce l’80% dell’importo;
  • In presenza di coniuge e due o più figli, l’INPS eroga il 100% dell’importo;
  • Il figlio da solo percepisce il 70% della pensione;
  • Due o più figli percepiscono l’80% dell’importo;
  • Un genitore percepisce il 15% della pensione del dante causa;
  • Due genitori percepiscono il 30% dell’importo;
  • Un fratello o una sorella percepiscono il 15% dell’assegno;
  • Due o più fratelli, due o più sorelle percepiscono il 30% dell’assegno.

Inoltre, l’assegno di reversibilità, al pari di tutti gli altri trattamenti pensionistici, è sottoposto al meccanismo della rivalutazione annua. Ci stiamo riferendo alla cosiddetta perequazione, che prevede di adeguare gli importi del valore delle pensioni al reale costo della vita.

Aumento dell’assegno di reversibilità 2023

Il 2023 inizia con l’adeguamento del valore delle pensioni, in base al tasso di interesse registrato nel 2022. Questo meccanismo interesserà anche la pensione di reversibilità erogata in favore dei superstiti del dante causa.

Per questa tipologia di indennità è prevista una rivalutazione del 7,3%, a cui si va ad aggiungere, solo per il 2023, un incremento del 1,50%. Mentre nel 2024, l’incremento aggiuntivo previsto sulle pensioni di reversibilità sarà del 2,7%.

A conti fatti, nel 2023 i percettori di pensioni di reversibilità riceveranno una rivalutazione pari al 8,8% dell’importo mensile. Ciò vuol dire che coloro che percepiscono l’importo minimo di reversibilità, ovvero 450 euro al mese, quest’anno riceveranno un assegno di 570 euro.

Senza dimenticare che per i pensionati over 75, la legge di bilancio 2023 ha previsto un incremento della pensione minima che porterà gli importi da 570 a 600 euro.

Casi di riduzione del valore del trattamento

Come abbiamo visto, la pensione di reversibilità che spetta ai superstiti del dante causa raramente corrisponde al 100% dell’importo percepito da quest’ultimo. Nella maggior parte dei casi, infatti, il familiare riceve solo una quota dell’assegno che spettava al pensionato.

Dunque, per definizione la reversibilità è già ridotta. Tuttavia, è possibile che l’importo erogato al superstite venga ulteriormente ridotto in presenza di redditi propri.

In sostanza, la legge permette di ricevere l’assegno di reversibilità, purché vengano rispettati determinati limiti di reddito posseduto. Tali riduzioni non sono previste nel caso in cui il titolare della prestazione ha un reddito che non supera di tre volte il trattamento minimo INPS.

In tutti gli altri casi, è prevista una specifica riduzione:

  • Per il reddito pari a quattro volte il minimo dell’INPS è prevista una riduzione del 25%;
  • In caso di reddito entro cinque volte il minimo INPS è prevista una riduzione dell’importo del 40%;
  • In caso di reddito superiore a 5 volte il minimo INPS è predisposta a una riduzione dell’assegno del 50%.

Tuttavia, nel computo ci sono alcuni redditi che non vengono conteggiati. Dopotutto, l’INPS ha specificato che nel calcolo rientrano solo i redditi assoggettabili all’IRPEF al netto di contributi previdenziali e assistenziali.

Di conseguenza restano fuori dal calcolo:

  • Il trattamento di fine rapporto
  • Il reddito derivante dalla casa di abitazione
  • Eventuali arretrati sottoposti a tassazione separata
  • L’importo della pensione ai superstiti, su cui deve essere operata la riduzione.

Successivamente si è deciso di escludere dal computo anche la pensione e l’assegno sociale, le rendite INAIL, gli assegni di accompagnamento, le pensioni privilegiate, le pensioni e gli assegni per invalidi, ciechi e sordomuti.

Casi di revoca della pensione di reversibilità

Come abbiamo visto, per percepire la pensione di reversibilità è necessario essere in possesso di determinati requisiti. Di conseguenza, la legge prevede specifici casi di revoca della pensione di reversibilità, qualora dovesse decadere il diritto a percepire la prestazione pensionistica.

Nello specifico, la pensione di reversibilità è revocata in caso di:

  • Nuovo matrimonio contratto dal coniuge del defunto, titolare della pensione di reversibilità;
  • Compimento della maggiore età dei figli;
  • Compimento del ventunesimo anno di età, per studenti di scuola media superiore;
  • Raggiungimento del ventiseiesimo anno, per figli studenti universitari che frequentano corsi di laurea;
  • Al termine del corso di laurea anche se il figlio ha età inferiore a 26 anni;
  • I figli percepiscono un reddito da attività lavorativa;
  • I genitori, fratelli e le sorelle, in seguito alla morte del dante causa, diventano titolari di un’altra pensione;
  • I nipoti cessano di essere fiscalmente a carico del nucleo familiare in cui c’era il dante causa.

In alcuni casi, la pensione di reversibilità viene revocata per il superamento dei limiti di reddito o per errori nel calcolo della prestazione.

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