Pensione di superinvalidità: quando si ottiene l’assegno integrativo

Lo Stato garantisce a coloro che hanno subito gravi infortuni o soffrono di patologie particolari, la pensione di superinvalidità

Si tratta di un assegno integrativo alla pensione di invalidità che può arrivare anche a quasi 2000 euro al mese.

Pensione di Superinvalidità
Eco di Milano

Pensato per gli invalidi di guerra, include oggi diverse categorie di invalidi secondo le tabelle riportate dalla legge 915/1978, all’articolo 15. A seguito dell’equiparazione avvenuta nel 1980, questa legge è andata ad includere tutti i lavoratori del pubblico impiego a cui sia stata riconosciuta la causa di servizio. Essendo un assegno integrativo della pensione di invalidità, la superinvalidità non può essere considerata per la reversibilità ai familiari superstiti.

Chi ha diritto alla pensione di superinvalidità

La superinvalidità è un supplemento che era stato pensato innanzitutto per i reduci di guerra, affetti da gravi patologie o menomazioni. Nel 1980 però il trattamento a loro dedicato è stato equiparato a quello per tutti i lavoratori pubblici a cui viene riconosciuta la causa di servizio. Per causa di servizio si intende un grave infortunio dovuto all’attività lavorativa, o una condizione cronica contratta lavorando, sempre però nell’ambito del pubblico impiego. Quindi i lavoratori privati non hanno diritto alla pensione di superinvalidità.

Nella legge 915/1978 sono incluse 32 possibili patologie che permettono di ottenere la superinvalidità tramite causa di servizio. Queste sono divise in nove categorie, con lettere che vanno dalla A alla H, includendo una mini categoria, la A bis. Le categorie partono dalle patologie più gravi per arrivare a quelle meno gravi. Nella categoria A sono inclusi infortuni che causano cecità, paralisi, perdita di mani e piedi e gravi danni mentali, nella A bis la perdita o degli arti superiori o di quelli inferiori.

Alla lettera B sono enumerate le lesioni al sistema nervoso che causano danni gravi e la tubercolosi. Alla C l’amputazione di un arto superiore, alla D quella di entrambe le cosce a qualsiasi altezza. La E, la F e la G sono le categorie che includono il maggior numero di condizioni, ma sono tutte riassumibili in versioni meno gravi di quelle già elencate. Ad esempio la perdita della vista entro certi parametri e la perdita non di una mano, ma di alcune dita. La lettera H invece include cardiopatie, sordità e dislocazione dell’anca.

Come si ottiene l’assegno e quanto vale?

Come spiegato, la superinvlidità viene assegnata soltanto a coloro che hanno contratto queste patologie o hanno avuto questi infortuni lavorando per lo Stato. È quindi una forma di riconoscimento dei servizi che una persona ha offerto alla comunità e dei danni che questi hanno causato al proprio corpo.

Il suo riconoscimento non richiede nessuna domanda, è automatico e d’ufficio. Nel momento in cui si prende la pensione di invalidità per gli infortuni rimediati, viene riconosciuta anche quella di superinvalidità. Questo assegno però, essendo integrativo, non è riconosciuto come reversibile e quindi non passa ai familiari una volta che il pensionato muore.

Le cifre dell’assegno variano radicalmente a seconda della categoria alla quale appartengono gli infortuni riportati o le patologie contratte, e quindi alla loro gravità. Per la categoria A si ottengono 1997,56 eueo al mese, per la A bis 1797,78 euro, e via via scalando di circa 200 euro per ogni categoria fino ad arrivare ai 399 della H. L’assegno è di 12 mensilità, quindi senza tredicesima ed è considerato esente dalla tassazione reddituale IRPEF

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