La stagione fiscale è iniziata in Italia a metà giugno, con la prima scadenza, ormai già oltrepassata, per chi possiede una seconda casa nel Paese.
L’aliquota di base dell’imposta basata sul valore dell’immobile, nota come “Imposta Municipale Unica” o IMU (Imposta Municipale Unificata), doveva essere versata allo Stato italiano entro il 16 giugno di quest’anno.
La legge è chiara. Non paghi l’Imu se la tua residenza principale è in Italia, e quindi se hai una sola abitazione di proprietà, e risiedi nel nostro Paese per più di sei mesi all’anno, grazie a una modifica introdotta nel 2016.
Altrimenti, se si tratta della tua seconda casa, devi pagare questa tassa.
Le tasse sulle seconde case sono intrinsecamente più alte delle residenze primarie o almeno, una casa principale si qualifica per determinati sgravi fiscali di cui le seconde case non possono beneficiare.
I cittadini extracomunitari senza residenza in Italia, compresi gli americani e ora i britannici, possono trascorrere 90 giorni su 180 nell’UE.
Questo gruppo di persone con una seconda casa in Italia dovrebbe pagare l’Imu.
Dovrai anche pagare l’Imu se possiedi una casa in Italia classificata come proprietà di lusso, anche se è la tua residenza principale, ovvero la prima casa.
La proprietà di lusso italiana nel sistema fiscale italiano è definita dalla sua categoria residenziale.
In questo caso le categorie catastali A1, A8 o A9, ai fini fiscali, sono tutte le dimore di pregio (dimore signorili, ville e castelli).
L’IMU è dovuta anche su terreni agricoli.
La cifra che sei destinato a pagare dipende dalla tua proprietà e dalla zona in cui vivi.
I pagamenti si basano su una percentuale del valore della proprietà, riscossa dal comune in cui si trova la tua casa, con una parte dell’imposta che va anche al governo nazionale.
Il Decreto Direttoriale del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha approvato la nuova Dichiarazione IMU che ora attende solamente di essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale.
L’esigenza di creare un nuovo modello è nata a causa della necessità di dichiarare le esenzioni dal pagamento dell’IMU previste in tempi di pandemia. I Comuni impositori potranno, così, svolgere le attività di liquidazione e accertamento con maggior praticità. Tutto questo per snellire i tempi.
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