Pellet, piovono rincari: la convenienza c’è ancora? Facciamo i conti

Il boom dei prezzi del pellet ha alterato la convenienza della biomassa rispetto al gas? Una situazione decisamente mutevole.

 

Dalla prospettiva del risparmio alla consapevolezza di trovarsi di fronte all’ennesima spesa rincarata. Nemmeno i combustibili alternativi sono sfuggiti alla dura legge del mercato.

Rincari pellet
Foto: Canva

La compensazione delle spese approntate inizialmente per l’installazione degli impianti con i consumi ridotti e la maggior facilità di reperimento del combustibile, è un concetto che ha dovuto scontrarsi con la realtà più dura. I rincari, dovuti all’inflazione e allo sconvolgimento degli assetti principali dei mercati, hanno finito per coinvolgere in modo diretto anche quelle che, fin qui, apparivano come soluzioni di riduzione sicura delle uscite. Il pellet è l’esempio più concreto in questo senso. Nonostante l’aumento dei consumatori che affidano a questo lavorato del legno il riscaldamento domestico, l’alterazione degli equilibri economici portata dalla crisi energetica ha colpito duro anche in questo settore.

A fronte di una repentina salita della domanda e di una possibilità ridotta di garantire gli approvvigionamenti come in una fase ordinaria, i problemi sono stati sostanzialmente due: scarsa reperibilità, o comunque minore rispetto al passato, e costi decisamente più elevati. Con tanto di fianco scoperto alle truffe online, con sacchi di pellet venduti teoricamente a poco prezzo ma di fatto fantasmi al momento della consegna. Un quadro che non riguarda solo il mercato italiano, nonostante l’indiscutibile ascesa avuta dalla biomassa in questione fra i consumatori. La corsa al pellet è partita da tempo (almeno dalla scorsa primavera) anche all’estero, parallelamente all’abbassamento dell’offerta. Una combo che è valsa il 100% di rincari nei casi peggiori.

Pellet, la bomba dei rincari: conviene ancora rispetto al gas?

In senso generale, alla lunga, il gas resta più performante rispetto a un combustibile meno impattante come il pellet. Tuttavia, accanto alla penuria sul mercato (alcuni Paesi fornitori hanno rinunciato all’export per sopperire al fabbisogno interno), c’è da fare letteralmente i conti con un quadro indefinito anche per il futuro. I fornitori hanno assicurato che la disponibilità di pellet ci sarà per tutto l’inverno. Azzerando di colpo le percentuali che volevano l’irreperibilità di sacchi da vario peso durante il periodo più freddo. Questo, però, non andrà a incidere direttamente sull’ascesa dei prezzi. Secondo gli analisti, infatti, l’ondata di rincari durerà ancora a lungo. Al momento, come ricordato da Altroconsumo, un sacco da 15 kg viaggia sui 12 euro, mentre lo scorso anno non raggiungeva i 6.

Di sicuro, il costo non scenderà per l’anno in corso. Il che, in buona sostanza, significa che toccherà mettersi l’anima in pace il prima possibile. Sperando che una serie di tasselli vadano a incastrarsi favorevolmente, così da bloccare perlomeno il rally dei rialzi. Il tutto al netto di una convenienza che, sulla carta, sembra esserci ancora. Questo perché, secondo l’Associazione delle aziende della Filiera energetica del legno (Aiel), il costo medio per il riscaldamento di un appartamento con un impianto a pellet non supererebbe i 14,60 euro. Un risparmio del 36% rispetto al gas e del 19% sul gasolio, senza contare però i costi di installazione degli impianti. Chiaro che, in questo momento, tutto dipende dai mercati. Talmente instabili che, ora come ora, il prezzo del gas appare in discesa e le temperature non sufficientemente invernali per capire quale sarà la domanda. Non resta che attendere.

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