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Milano, caos divieti: auto e furgoni fermi e lavoro perso, cosa succede

Published by
Damiano Mattana

I nuovi divieti di circolazione a Milano continuano a far discutere. Non solo per le restrizioni ma anche per la difficoltà di osservarle.

 

Il contrasto all’inquinamento atmosferico rappresenta ormai da tempo un mantra per le amministrazioni italiane, sia regionali che comunali. I vari provvedimenti, però, non hanno sempre incontrato l’avallo automatico da parte della cittadinanza.

Foto: Canva

Soprattutto in merito alle restrizioni sulla circolazione in fascia verde per i veicoli più inquinanti, negli anni si è creato un ampio dibattito. Legato in particolar modo alla difficoltà oggettiva di una buona parte dei fruitori della strada pubblico di dotarsi di vetture più performanti dal punto di vista della riduzione dell’impatto ambientale. Problematiche riscontrate in maggior modo nelle grandi città, nelle quali la strategia delle domeniche ecologiche e delle targhe alterne ha funzionato solo in parte. Anche per questo, attorno ai nuovi divieti alla circolazione imposti a Milano per i veicolo maggiormente inquinanti, aleggia un certo scetticismo. Oltre che una problematica oggettiva che sta interessando non pochi automobilisti.

Nel capoluogo lombardo è aperta da inizio mese la caccia ai dispositivi Move-In, ossia le scatole nere targate Regione Lombardia indispensabili per ottenere una deroga ai divieti. Non per sempre ma solo per un massimo consentito di 2 mila chilometri l’anno. Strumento che, dalla sua introduzione, ha lanciato una vera e propria escalation per l’installazione sui veicoli, fra meccanici presi d’assalto e appuntamenti previsti almeno fino alla fine del mese. Con un’urgenza sempre più impellente per coloro rimasti ancora a secco di Move-In. I quali, a distanza di circa un mese dall’entrata in vigore delle restrizioni, restano senza lo strumento base per la deroga. Situazione che non ha mancato di provocare una conseguente polemica politica.

Divieti a Milano, sparito il dispositivo-deroga: come funzionano le nuove regole

Una prima richiesta di frenata era arrivata dal governatore della Lombardia, Attilio Fontana, che aveva richiesto il rinvio della misura contro l’inquinamento ambientale. Richiesta rispedita al mittente dal sindaco meneghino, Giuseppe Sala, nonostante il pressing per lo spostamento fosse stato alzato anche da altre categorie. In protesta, infatti, anche i sindacati delle Forze dell’ordine, in particolare della Polizia, che accusano il Comune di non aver disposto deroghe precise per i poliziotti. Secondo le principali sigle sindacali di riferimento, la decisione di non inquadrare la Polizia entro appositi confini di deroga metterebbe “seriamente a rischio il sistema sicurezza milanese”. I divieti imposti, infatti, se da un lato mirano a ridurre l’impatto ambientale degli scarichi dei mezzi di trasporto, dall’altro “mal si conciliano con la specificità e gli orari dei servizi di polizia”. E, più in generale, con i servizi di pubblica necessità.

Osservazioni che dal Comune hanno accettato con diverse riserve. Il sindaco di Milano si è detto convinto che “a deroghe non si finisce più” e che “i diritti degli uni non sono diversi dai diritti degli altri”. Il presupposto di base è quello del diritto dei milanesi a “respirare meglio”. Certo è che le proteste dei sindacati a tutela delle Forze dell’ordine si sono unite a quelle legate all’assenza dei Move-In. E, per questo, della possibilità di una buona parte dei cittadini a usufruire del servizio di deroga. Senza contare che, come per altre decisioni simili, resta il concetto di base. Ovvero che non tutti i cittadini possono contare su forze economiche sufficienti per dotarsi di nuovi veicoli. E questo vale anche per coloro che utilizzano vetture per esigenze lavorative, come i furgoni destinati al trasporto delle merci da esporre al mercato.

Sulla base dei dati Aci, il provvedimento comunale riguardava non meno di 107 mila veicoli milanesi, ben 314 mila considerando quelli della provincia. Una nuova replica del contrasto sempreverde fra la necessità di ottimizzare l’aria respirabile in città e l’impossibilità per tutti i cittadini di adeguarsi con mezzi congrui.

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Damiano Mattana

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