In Europa l’istituzione di un reddito di base è sempre stato uno standard consolidato. Per decenni l’Italia, uno dei paesi fondatori dell’Unione Europea, ha rappresentato una notevole eccezione.
Non era infatti mai stato sviluppato un piano per il reddito minimo, nel nostro Paese. Più recentemente, nel 2019, uno dei governi considerato ideologicamente più ambiguo della storia della Repubblica, almeno dalla visione che hanno di noi gli stranieri, quello dei Cinque Stelle, ha introdotto uno schema di reddito minimo contro la povertà.
Lo possiamo considerare per certi versi un passaggio epocale.
Ovvero non si tratta di un vero e proprio sussidio perenne di povertà, sul modello ad esempio del welfare canadese. Un salvagente per quella povertà che di fatto è aumentata a vista d’occhio con i 7 milioni di cittadini indigenti calcolati nel 2021 dall’Inail.
E’ più che altro, in effetti, un periodo temporaneo di sostegno e di incentivazione al reinserimento lavorativo. Come tale va considerato soprattutto nel caso dei soggetti più giovani.
Come noto, ogni 18 mesi, l’Inps, in base ad alcuni insindacabili criteri, può valutare se rinnovarlo o meno. Senza dimenticare che tra un rinnovo e l’altro c’è un mese di sospensione.
Se sei una casalinga con figli minori a carico e coniuge con isee molto basso, oppure un pensionato indigente, avrai grandi possibilità di vederti rinnovato il Rdc.
Al contrario, se sei un giovane sano e in buone condizioni fisiche, ti verrà proposto periodicamente un reinserimento lavorativo che se rifiuterai ti potrebbe costare caro, con la perdita del Reddito di Cittadinanza.
Come riportato dal sito INPS, l’assegno unico è compatibile con l’utilizzo delle altre misure in denaro a favore dei figli a carico previste dalle Regioni, dalle Province autonome di Trento e Bolzano e dagli enti locali.
La somma dovuta verrà pagata automaticamente sulla carta RdC che sarà quindi più ricca.
Dallo scorso 15 luglio l’Inps ha cominciato a erogare la prima tranche del mese del Reddito di Cittadinanza a coloro che devono ricevere la prima rata o che l’hanno rinnovato dopo 18 mensilità e hanno atteso un mese di sospensione.
Con la medesima modalità, l’Inps invia anche il tanto atteso bonus di 200 euro a coloro che per legge ne hanno diritto.
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