Pensioni e Reddito di Cittadinanza, contribuenti in ansia: se cade il governo Draghi …

La riforma delle pensioni e il destino del Reddito di Cittadinanza sono appesi ad un filo e con la caduta del governo potrebbe succedere di tutto.

Le dimissioni improvvise di Mario Draghi hanno destabilizzato un paese già in ginocchio dalle varie crisi che si stanno succedendo ad un ritmo troppo frenetico.

pensione rdc
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I cittadini italiani sono confusi e non sanno cosa aspettarsi riguardo la tanto paventata riforma delle pensioni e la fine del Reddito di Cittadinanza.

RdC e pensioni, cosa accadrà in futuro?

Ad oggi l’età pensionabile è di almeno 64 anni di età e 38 anni di contributi, con Quota 102. Dal prossimo anno, però, potrebbe tornare in vigore la Legge Fornero e così facendo si tornerebbe ad un’età pensionabile di 67 anni, oppure, con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Già lo scorso dicembre le parole del premier Mario Draghi non erano state delle più confortevoli. Il primo ministro italiano aveva infatti chiarito che qualunque forma di flessibilità riguardo l’età pensionabile e i contributi sarebbe dovuta riuscire a finanziarsi da sola. In pratica, per chiunque pensasse di andare in pensione anticipatamente sono previste delle sanzioni o penalità. Al momento, però, non si sanno con certezza di quali penalità si parli visto che la riforma delle pensioni non è stata ancora votata.

La possibile uscita dai giochi di Draghi dovrebbe però ristabilire una certa “tranquillità”, visto che è stato proprio l’ex Presidente della Banca centrale europea a volere fortemente una minore flessibilità per quanto riguarda l’aspetto delle pensioni. Diciamo “dovrebbe” perché senza il benestare di Draghi, difficilmente l’Unione Europea potrebbe avallare una riforma delle pensioni che porterebbe ancora più instabilità nei conti della Previdenza Sociale italiana.

Ma è proprio Draghi il nostro garante in Europa e una sua possibile uscita dal sistema italiano potrebbe portare ad un blocco totale della riforma delle pensioni che non farebbe in tempo a scattare entro il 1º gennaio del prossimo anno.

Nel caso ipotetico di un abbandono da parte di Draghi, il governo cadrebbe all’istante e si dovrebbe aspettare le prossime elezioni previste per settembre/ottobre per sapere qualcosa in più sul destino del Reddito di Cittadinanza. Al di là del Movimento 5 Stelle, che ne ha fatto una vera e propria bandiera, non sono tante le forze politiche che appoggiano l’utilizzo del Reddito di Cittadinanza. Lega, Italia Viva, Forza Italia e Fratelli d’Italia sono sempre stati contrari alla sua introduzione, con la sola eccezione del PD che ha recentemente cambiato pensiero a riguardo, per ragioni di alleanze politiche.

Il Reddito di Cittadinanza è un sussidio che viene utilizzato da quasi 3 milioni di persone e non sarebbe pensabile abrogarlo di punto in bianco, nonostante costi alle casse dello stato ben 10 miliardi di euro l’anno. La cosa più probabile, se dovesse salire al governo una forza politica contraria al suo utilizzo, è che verrebbe ridotto il numero di beneficiari del reddito, spingendo verso l’abolizione per quella fascia di età compresa tra i 20 e i 30 anni.

Molto più probabilmente, però, tutto rimarrà come prima e la massimo assisteremo ad un cambio di nome che porterà una parte degli italiani a pensare che sia effettivamente cambiato qualcosa, quando nei fatti, tutto rimane sempre come prima.

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