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Reddito di Cittadinanza, come perdere il diritto in pochi minuti

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Damiano Mattana

L’assenza di un requisito può compromettere il Reddito di Cittadinanza. E non c’entra il nuovo Governo. Ecco di cosa si tratta.

Se ne è discusso abbondantemente e non solo dopo la nomina di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Il trend sull’accesso al Reddito di Cittadinanza aveva iniziato a mutare già durante il Governo Draghi. E la vite è destinata a stringersi inesorabilmente, al netto di tutte le proteste.

Eco di Milano

La nuova linea guida sul RdC è già stata dettata e, a meno di clamorose sorprese nell’ultimissima fase della Manovra, a partire dal nuovo anno inizierà il percorso verso la sospensione definitiva del 2024. Del resto, come detto, il contrasto all’uso irregolare del Reddito di Cittadinanza era partito da tempo. Ben prima che il Centrodestra si aggiudicasse la corsa al Governo. Le restrizioni sono partite mesi fa, sotto la veste di controlli maggiormente approfonditi sui fruitori del prezioso benefit, allo scopo di verificare eventuali fruizioni non regolari e incentivare maggiormente il collegamento fra RdC e reinserimento lavorativo. Una delle prime mosse aveva riguardato il rafforzamento del filo diretto con i Centri per l’impiego, ossia il tramite fra lo Stato italiano e i percettori del sostegno economico in attesa di reimpiego.

Un collegamento che ha funzionato solo a tratti, se non quasi per nulla. Almeno per come era stato pensato. Tanto che, giunta al timone dell’esecutivo, la premier ha deciso di proseguire per la propria strada e decretare di fatto la fine del principale sussidio economico alla cittadinanza. Particolarmente caro al Movimento 5 stelle, che lo aveva sostenuto e festeggiato con esultanza sul balcone che affaccia su Piazza Colonna, all’epoca della Manovra approvata dal Conte I. E che, ora, si ritrova all’opposizione a fare schermo sul diritto dei cittadini a percepire un sostegno in caso di difficoltà economica. Almeno su questo punto, un minimo di convergenza sembra esserci con il Governo Meloni, che non lo depennerà del tutto ma lo rimuoverà per tutti i percettori categorizzati come occupabili.

Reddito di Cittadinanza, non solo Manovra: come si può perdere il diritto

Al netto dei provvedimenti attesi in Manovra, l’iter di verifica è stato rafforzato da tempo. Tanto che, stando ai dati statistici a riguardo, già nei primi 10 mesi del 2022 le domande respinte sarebbero state numerose. Non sempre per la stessa ragione ma comunque abbastanza da far ridimensionare in modo piuttosto nutrito l’accesso al beneficio. Nello specifico, fra gennaio e ottobre, su ben 1.300.000 domande per il Reddito di Cittadinanza giunte all’Inps, addirittura 240 mila sarebbero state respinte. Non tutte per lo stesso motivo ma, in buona parte, per l’assenza di un particolare requisito. Apparentemente scontato ma che, a quanto pare, non sempre risulta chiaro a coloro che avviano (o meglio, hanno avviato negli ultimi mesi) l’iter per ottenere il RdC. Si tratta della residenza in Italia, prerogativa fondamentale per i richiedenti.

Il caso residenza

Secondo le normative vigenti, per ottenere il RdC è necessario che la residenza in Italia perduri da almeno 10 anni. Ossia con prima residenza nel nostro Paese risalente ad almeno 10 anni prima dell’inoltro della domanda di Reddito di Cittadinanza. Secondo le statistiche, in ben 240 mila di queste sarebbero non solo state omesse tali informazioni ma, in alcuni casi, addirittura millantate. In entrambi i casi, le motivazioni sono comunque sufficienti per far saltare l’iter per l’ottenimento del sostegno o, addirittura, per far decadere il diritto. Tali statistiche, inoltre, sono segno evidente di come l’Inps abbia in effetti rafforzato i controlli sui richiedenti. Seguendo le direttive concertate con il Governo per limitare al massimo le fruizioni indebite, attraverso una serie di controlli incrociati fra dati dichiarati tramite Isee e quelli via istanza. Se si tiene in considerazione il periodo trascorso dal 2019, le domande respinte sono state circa 1.750.000.

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Damiano Mattana

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