Primo giorno di pensione conto prosciugato: merito delle slot

I tempi che viviamo non sono certo facili. Gran parte dei cittadini italiani, oggi vive di stenti in condizioni più che drammatiche.

Il contesto sociale che oggi circonda i cittadini italiani è drammatico e paradossale. La crisi che ha ormai travolto qualsiasi cosa, qualsiasi dinamica, qualsiasi settore produttivo e commerciale ha ridotto in miseria milioni d’italiani che a oggi vivono situazioni al limite perchè impossibilitati a rispettare impegni e scadenze. Gli aumenti generalizzati dei prezzi ha praticamente portato al collasso un numero impressionante di famiglie e di aziende.

Video poker rovina cittadini
Eco di Milano

Quello che sta succedendo, oggi nel nostro paese, cosi come anticipato nasconde una immagine drammatica, certo, scaturita dall’avanzare imperterrito di una crisi che non guarda in faccia a nessuno. Non solo le famiglie risultano profondamente colpite dall’aumento eccessivo, realisticamente parlando dei prezzi di qualsiasi articolo in vendita o di qualsiasi servizio disponibile. Anche le aziende stentano a rispettare quelle che sono le scadenze, il pagamento dei costi di produzione, le utenze e quant’altro.

Il paradosso, però, è vivo nella nostra società nonostante tutto. Oggi più che mai, infatti, una enorme fetta di popolazione, è dedita più che mai al gioco d’azzardo. Sopra ogni cosa svettano le classiche macchinette da bar, quelle del videopoker per intenderci. Nonostante la crisi, nonostante gli stenti e le difficoltà, milioni di cittadini si riversano ogni giorno in bar o apposite sale slot per consumare, bruciare si potrebbe dire quel che resta di risparmi o addirittura soldi spesso addirittura prestati a percentuali praticamente oltre ogni limite.

Il paradosso arriva proprio da queste immagini. Nei primi giorni del mese, di qualsiasi mese dell’anno, quelli notoriamente caratterizzati dall’erogazioni di numerose tipologie di pensioni, tra le quali quelle cosiddette “sociali”, le minime per intenderci, non è raro scovare migliaia e migliaia d’italiani riversati nei luoghi di cui sopra a sperperare, spesso in poche quello che seppure inconsistente, dovrebbe bastare per viverci un mese intero.

Il paradosso è nell’immobilismo dello Stato di fronte a questa stessa dinamica, una vera e propria piaga sociale. Stato, purtroppo, spesso o quasi sempre complice delle stesse strazianti immagini. Il tutto è regolato dalle leggi, il tutto è garantito dalle leggi, quindi dallo stesso Stato. Pensare che pochi anni fa, le dichiarazioni di alcuni esponenti del Parlamento italiano facevano davvero ben sperare. Si pensava che il tutto potesse essere finalmente regolarizzato, in un certo senso forse addirittura tamponato.

Primo giorno di pensione conto prosciugato: le posizioni della politica

Solo pochi anni fa, all’epoca del Governo Conte, il senatore del Movimento 5 Stelle Giovanni Endrizzi, affrontava in questo modo la questione. Si ipotizzava un intervento secco e deciso da parte dello stesso esecutivo: “Per il machine gambling (slot e VLT a bassisima latenza, con puntate ogni 4 secondi, ripetute, spesso meccanicamente, senza limiti di tempo per ore e ore) dobbiamo definire un’uscita graduale. Si tratta di un genere nato nei casinò e diventato invece oggi forse il più pervasivo, fin dentro locali pubblici, in ambienti di vita quotidiana. Per questo settore prevediamo una progressiva riduzione, fino alla messa al bando; con la parte bassa della filiera siamo disponibili a discutere per valutare opportunità di riconversione.

Sappiamo che le forme di azzardo a bassa latenza – spiegava –  ovvero con ridotto intervallo di tempo tra la puntata ed il suo esito e che consentono una immediata nuova puntata, hanno una maggiore pericolosità rispetto allo sviluppo di compulsività e dipendenza patologica. Mi riferisco ai classici giochi – come la roulette – presenti nei casinò che, non a caso, erano autorizzati in poche località e non disseminati nei quartieri e non erano collocati in ambienti di vita quotidiana, anzi presentavano precisi limiti di accesso. Addirittura nei casinò, un tempo, era persino vietato l’accesso ai residenti locali. Per queste forme di azzardo – concludeva – dovremo necessariamente limitare la distribuzione e l’accessibilità. I regolamenti comunali e le leggi regionali sono un presidio fondamentale per i cittadini”.

Oltre alle posizioni, spesso puramente di bandiera della politica ci sono poi i dati forniti ad esempio dall’Istituto superiore di sanità, che mostrano numeri impetuosi in merito alla dinamica questione. Un fenomeno che letteralmente sbrana quelle che sembrano essere le certezze dei cittadini. Donne e uomini convinti di poter governare il mostro del gioco d’azzardo che invece li mangia dall’interno. Consideriamo, in questo caso,  un campione della popolazione italiana di età compresa tra 18 e 74 anni. Dati raccolti, in questo caso nel periodo del lockdown (27 aprile-3 maggio 2020) confrontati con le abitudini precedenti la pandemia e con una successiva fase di restrizioni parziali (27 novembre – 20 dicembre 2020) ci troviamo di fronte a un quadro complessivo davvero incredibile.

La pratica del gioco d’azzardo, dal 16,3% del periodo pre-pandemico, è scesa durante il periodo di lockdown al 9,7%, per poi risalire al 18% nel periodo di restrizioni parziali. Il gioco d’azzardo terrestre è diminuito dal 9,9% del periodo precedente la pandemia al 2,4% del periodo di lockdown, per poi risalire al 8% nel periodo di restrizioni parziali”. Numeri che fanno tremare che sono realisticamente appartenenti a una fase che non è quella attuale. Chissà come potrebbe essere fotografata, oggi, la stessa situazione. Dovremmo aspettare ancora qualche tempo prima di capire davvero cosa accadeva in Italia nel 2022.

Numeri che fanno spavento. Dati che sembrano fotografare un paese che non è il nostro. Non quello delle crisi, della mancanza di occupazione, delle difficoltà di arrivare a fine mese e di tutti quei fattori che ormai da anni tormentano gli stessi cittadini. Oggi, più che mai il tutto è ridotto alla ricerca ormai rituale della vincita. Vincere per poi continuare a perdere, ancora e ancora. A questo punto la soluzione dovrebbe arrivare realmente dalle istituzioni, ma quanto, queste sono davvero disposte a limitare i danni.

Non si contano i vantaggi economici che lo stesso Stato produce da questa enorme macchine strozza cittadini. Vantaggi che realisticamente, in termini di moneta sono davvero inimmaginabili. Gli italiani arrancano sotto i colpi di qualcosa gestita direttamente dall’istituzione che dovrebbe loro tutelare. Il paradosso non è solo nell’immagine di chi ha niente eppure continua a giocare, ma anche nell’idea che lo stesso Stato possa contribuire a simili sgradevoli e spiacevoli dinamiche. In questo caso, il problema è forse più che mai alla fonte.

Impostazioni privacy