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Pensioni, il sogno della misura anticipata: cosi è davvero possibile

Published by
Paolo Marsico

Il tema pensioni è sempre al centro del dibattito pubblico nel nostro paese. Oggi più che mi urge una riforma sostanziale.

Da molto tempo ormai nel nostro paese non si parla altro di pensioni. Urge una riforma strutturale e di conseguenza ben definita che possa in qualche modo garantire quelle che sono le dinamiche di uscita dei cittadini dal mondo del lavoro. In alcuni casi si ausipica tra l’altro la possibilità della stessa uscita anticipata. Le modalità sul tavolo del Governo che sta per nascere sono varie.

Foto © AdobeStock

Il sistema pensionistico italiano più che mai ad oggi vive una condizione non proprio ben augurante. Il senso del disagio dei cittadini e non solo è tutto nell’impossibilità di capire in molte situazioni quale possa essere la strada percorribile per uscire dal mondo del lavoro, in forma anticipata o meno. Inoltre c’è da capire quanto i nuovi lavoratori, i più giovani, per intenderci siano realmente coperti dallo stesso sistema pensionistico che rischia più che mi di crollare.

I cittadini a tal proposito auspicano un rinnovo, una riforma vera e propria a partire dal 2023 per rendere quindi sempre più chiare quelle che sono le dinamiche per l’appunto di uscita dal contesto lavorativo. Al momento l’uscita certa può avvenire attraverso le misure che saranno attive anche per l’anno 2023. Le misure a scadenza, invece andranno ad esaurire la propria azione il prossimo 31 dicembre. Di fatto si attende una terza opzione quella per l’appunto delle riforme che potrebbero arrivare, come anticipato il prossimo anno.

Nel 2023 a partire da 56 anni si potrà andare in pensione per le donne con 20 anni di contributi. Mentre per gli uomini la soglia minima è rappresentata dai 61 anni sempre con 20 anni di contributi. Nel caso di invalidità pensionabile si resta almeno all’80%, mentre per chi non ha contributi versati prima del 1996 si accederà alla stessa pensione con 64 anni e 20 anni di contributi versati. Il 31 dicembre invece, scadranno, per codi dire Opzione donna, APE sociale e Quota 102.

Ad ogni modo bisognerà attendere la prossima Legge di Bilancio con l’APE sociale per invalidi, disoccupati, caregivers e gravosi che potrebbe in via straordinaria restare al suo posto. In pensione a 63 anni con contribuzione compresa tra i 30 ed i 36 anni. Opzione donna con 35 anni di contributi ed un’età compresa tra i 58 ed i 59 anni. Ad ogni modo anche in questi casi la proroga del 31 dicembre potrebbe di fatto saltare.

Pensioni, il sogno della misura anticipata: la posizione dei sindacati

Inoltre potrebbe essere riconfermata Quota 102 a partire da 64 anni con 38 anni di contributi. A questo punto sono in molti a chiedersi come fare per andare in pensione tra i 56 ed i 64 anni. I sistemi citati, infatti non lo consentirebbero allo stato attuale delle cose. Ad ogni modo si dovrà per forza di cose optare per una riforma sostanziale dell’intero sistema. In questo senso, di recente, un intervento del segretario generale
della Cisl, Luigi Sbarra, ha sancito quelle che sono le posizioni della sigla sindacale in questione: “Per la Cisl introdurre meccanismi di flessibilità per andare in pensione.

Tutelare il potere di acquisto delle prestazioni, definire una pensione contributiva di garanzia per chi ha carriere di lavoro deboli come i giovani e le donne. Rispondere al tema del lavoro usurante e sostenere maggiormente la pensione complementare rimangono le priorità. Il ventaglio di proposte contenute nella piattaforma sindacale unitaria sulla previdenza dimostra come la questione delle pensioni non può essere affrontata con comunicati stampa. Questa deve essere oggetto di approfondimenti. Analisi e confronti adeguati con i portatori di interesse dei lavoratori e delle lavoratrici destinatari delle proposte”.

“La Cisl  – continua – a questo proposito non può accettare l’idea che sulla flessibilità si continui a pensare a nuove e robuste penalizzazioni a carico dei lavoratori. Il tutto prevedendo ulteriori riduzioni percentuali dell’assegno. Come se non bastassero quelle subite in occasione delle passate riforme che hanno già pesantemente inciso sul valore delle prestazioni”. Le posizioni insomma sono abbastanza chiare, a questo punto non resta che agire per offrire al paese un sistema pensionistico di tutto rispetto.

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Paolo Marsico

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